Da sempre il posto di lavoro è quasi sacro. Ma, dal 2008 ad oggi lo è ancor di più. E lo è a tal punto che ci sono persone – come i dipendenti Whirlpool di caserta, ad esempio, che son disposte a lasciare tutto ( come si faceva negli anni Cinquanta e Sessanta) e a trasferirsi al Nord, per la precisione a Varese, pur di continuare a garantire una entrata sicura alla propria famiglia a fine mese. Fin qui nulla di strano, se non fosse che può anche accadere che proprio quei dipendenti Whirlpool del Sud siano assunti al posto di colleghi che vivono nella Città Giardino o nei comuni della provincia, e che sono in forza alla multinazionale con contratti interinali. E questa dinamica non è così facile da accettare. E non lo è a tal punto che ieri mattina se ne è parlato niente meno che alla Camera. Ad accendere le luci sul problema sono stati i deputati della Lega Nord, in primisGiancarlo Giorgetti e Umberto Bossi, che hanno presentato una interrogazione chiedendo risposte certe al governo e un impegno da parte del ministero del Lavoro affinché nella vicenda Whirlpool-Indesit venga garantito anche il cosiddetto principio della territorialità.
«Non è che si voglia fare una lotta tra lavoratori – ha detto in aula il deputato del CarroccioRoberto Simonetti – Diciamo che la territorialità deve essere premiata e noi auspichiamo che in futuro il governo possa dare soddisfazione a queste persone con nuovi accordi, in modo tale che possano trovare lavoro dove risiedono e coloro che vivono a abitano a Caserta possano trovare lavoro a Caserta e non al Nord».
In realtà, i numeri di coloro che dalla Campania hanno deciso di trasferirsi in provincia di Varese sono 50 e di questi solo 35 sono stati presi in carico a Cassinetta – dove oggi lavorano circa 380 persone con contratti interinali – e altri 12 sono in attesa di formalizzare il passaggio. A rendere noti i numeri ufficiali della multinazionale è stato Massimo Cassano, sottosegretario per il lavoro e le politiche sociali. Ma secondo i leghisti il nocciolo del problema è proprio questo. «Il problema di Varese – ha replicato in aula Simonetti – è che su 380 dipendenti precari solo 14 hanno trovato una ricollocazione all’interno del nuovo assetto imprenditoriale. E tanti di questi, nella misura di 35, sono stati sostituiti da personale proveniente da Caserta attraverso degli incentivi. È giusto dare occupazione a queste persone che sono di Caserta ma sarebbe stato più giusto dare occupazione a trentacinque persone che abitavano e che già lavoravano in quel di Varese.
Noi non capiamo questo doppio peso tra lavoratori che sono tutti uguali davanti alla Costituzione, ma taluni hanno maggior tutela. Noi avremmo preferito, piuttosto che dare dei bonus a persone che non conoscono il territorio, che devono sradicarsi dalla loro famiglia, che devono trasferirsi in una parte lontana del Paese, che queste somme fossero destinate a coloro che già risiedevano e già lavoravano in quel di Varese, a Cassinetta di Biandronno».