Varesini con il tesoro in banca

La Prealpina - 17/03/2017

La provincia di Varese non è più ricca come in passato, si disse negli anni più bui della crisi, quando le fabbriche si sono ritrovate in crisi di liquidità, con ordini dimezzati e con la cassa integrazione all’ordine del giorno. Una mannaia su classe media e dipendenti delle tante imprese che costellano il Varesotto. Ora, però, si volta pagina. E il territorio riscopre la sua antica fama. Lo dicono i numeri ufficializzati dall’ufficio studi della Camera di Commercio di Varese. Nel 2016 i varesini hanno risparmiato un miliardo di euro. Soldi veri , che non sono stati spesi, ma che sono finiti in banca, in investimenti in Borsa o semplicemente sotto il materasso. Una cifra ragguardevole, che, tra l’altro, consente al territorio di registrare una crescita nel risparmio del 5,7%, al disopra della media italiana, che si ferma a un incremento del 4,9 per cento.

Non basta. Sui conti correnti distribuiti nei vari istituti di credito della provincia, a fine dicembre 2016, c’erano complessivamente 20 miliardi e 700 milioni di euro, una cifra che porta i depositi a un nuovo livello record. Un vero e proprio tesoretto, insomma, ma anche un salvagente per i momenti più bui. E’ proprio dalla crisi, infatti, che è venuta la spinta più importante all’accumulo di denaro. Lo spiega bene Massimiliano Serati, professore associato di politica economica all’Università Liuc di Castellanza.

«Questo balzo in avanti del risparmio e questi numeri importanti non mi stupiscono – spiega – . Quello che sta accadendo è il cosiddetto ciclo del risparmio. Quando ci siamo trovati di fronte agli anni bui della crisi economica, le famiglie e le imprese che sono riuscite a mantenere il loro standard di vita spesso lo hanno fatto attingendo dai risparmi accumulati in passato, in periodi più floridi. Per molti è stata davvero una ciambella di salvataggio. Poi, nell’ultimo anno, periodo in cui i segnali di ripresa si sono un po’ più stabilizzati e si comincia ad avere più fiducia, le famiglie reintegrano i risparmi intaccati nei mesi precedenti. Il patrimonio è concepito proprio come un rifugio per i momenti difficili». Ma non basta.

Mettere da parte denaro significa anche assicurarsi un’arma nei confronti delle incertezze che ancora pongono grossi punti interrogativi sul futuro. «Le incognite sono ancora tante – continua Serati – dalla politica americana di Trump ai primi effetti concreti della Brexit». Insomma, se è vero che la grande tempesta si è allontanata, i nuvoloni neri non si sono ancora completamente dissolti. E chi deve gestire bilanci familiari o aziendali ne è perfettamente a conoscenza.

Significa allora che gli euro messi da parte non sono più sinonimo di ricchezza? «Il risparmio è una forma di ricchezza – spiega il professore associato Liuc – perchè è il forziere in cui le famiglie custodiscono la loro scorta. Ma è chiaro che non è una ricchezza produttiva che alimenta il circuito economico. Nell’ottica della ripresa, nel momento in cui si consolida, questa ricchezza va rimessa in moto. Se non ci fosse questo scatto, allora verrebbero a crearsi nuove situazioni di ostacolo alla crescita». Come dire: giusto cucire il proprio paracadute, ma è anche necessario dare una spinta ai consumi e tornare a spendere.