«Varesini, dimostrate lo stesso entusiasmo di cinque mesi fa, quando al termine di una campagna elettorale straordinaria avete eletto sindaco Davide Galimberti!». Nel Teatro Santuccio non c’è un posto libero. E fuori ci sono decine e decine di persone, che in minima parte vengono fatte entrare nell’atrio, così che possano almeno ascoltare quel che si dice in sala. Succede, se a parlare del referendum sulla riforma costituzionale del prossimo 4 dicembre è il ministro per le Riforme del Governo Renzi, un ministro che si chiama Maria Elena Boschi. Ieri pomeriggio sono stati più o meno quattrocento i futuri votanti che sono arrivati in via Sacco, hanno aspettato una mezz’ora e poi hanno seguito la “lezione” per il “sì” del ministro che ha avuto un ruolo fondamentale nel varo in Parlamento della riforma costituzionale, destinata ad essere sottoposta a referendum confermativo tra ventuno giorni. “Lezione”, sì, perché Boschi spiega con chiarezza, non tralascia nulla e a un certo punto fa alzare anche la mano agli “studenti” («Chi di voi ha letto il quesito?»), ma non si può proprio dire che infiammi l’anfiteatro davanti a lei. Così alla fine la conta degli applausi dirà due, uno all’ingresso e uno sul finale.
Certo, il format non aiuta: l’evento organizzato dal Partito Democratico non è un dibattito tra le ragioni del “sì” e quelle del “no”, gli “avversari” sono solo evocati (sono «quelli che vogliono lasciare tutto così com’è, senza offrire un’alternativa: se vincono in Italia non si parlerà più di riforme per dieci-quindici anni») e tutti “martellano” l’uditorio perché faccia la scelta giusta, rendendo l’Italia, come dice il ministro, «un paese più semplice, che funziona meglio ed è anche più giusto». Per questo un brivido corre probabilmente tra i varesini presenti solo quando Boschi ricorda la rivoluzione a Palazzo Estense dello scorso giugno: «Quello arrivato da Varese con la vittoria di Davide è stato un segnale importante e per questo chiedo a lui e a chi lo ha sostenuto di rimboccarsi le maniche e di ricominciare: avete lavorato porta a porta, metro per metro e avete vinto. Rifate tutto nei prossimi venti giorni».
«Leggete il quesito del referendum – è il consiglio di Maria Elena Boschi – perché è semplice e chiaro: tanto semplice e chiaro che qualcuno ha fatto anche una causa per complicarlo e renderlo oscuro». Il “sì” al referendum «non risolve tutti i problemi in un giorno, ma fornisce una “cassetta degli attrezzi”, gli strumenti più efficaci per garantire tempi meno incerti ai lavori parlamentari, per ridurre il numero dei politici e rendere più semplici i rapporti tra Stato e Regioni». Una minaccia alla democrazia? «Ricordo a tutti che la riforma non dà assolutamente più poteri al Governo».