La manifattura ai tempi di Internet: la fabbrica 4.0 è realtà e le esperienze in questa direzione si stanno moltiplicando con estrema velocità. È la legge dei mercati di oggi: velocità, flessibilità, tecnologia, ma anche nuove opportunità, nuovi strumenti di progettazione e nuove leve competitive rese possibili dall’Internet of Things. E sulla fabbrica 4.0 non abbiamo ancora visto nulla: «Intorno al concetto di fabbrica 4.0 si può discutere a lungo – spiega Luca Mari, direttore di Smartup, Laboratorio Fabbricazione Digitale della Liuc, Università Cattaneo dove si sono tenuti una serie di incontri proprio su questi temi organizzati dall’Unione Industriali varesina – Come nel corso della rivoluzione industriale dei primi del Novecento il tema di fondo è stato quello dell’efficienza, poi risolto bene dalla produzione di massa, oggi il denominatore comune della fabbrica 4.0 è l’intelligenza degli oggetti». Il dialogo tra robot e persone Un’intelligenza digitale che porta le imprese ad essere sempre più competitive, perché capaci di dialogare con tutta una serie di soggetti e tra di loro, sfruttando tutti i dati che le tecnologie moderne mettono loro a disposizione. Nella fabbrica 4.0 robot, tecnologie intelligenti, macchine e persone lavorano insieme, anzi di più: dialogano e per farlo utilizzano un’enorme mole di dati, i big data, che arrivano da ogni parte. I nostri telefoni, gli smarthpone, le nostre navigazioni in internet, i social network, i nostri acquisti, le carte fedeltà: tutto è in grado di produrre dati che le imprese possono utilizzare in modo intelligente e trasformarli in informazioni. Le cose e le persone dialogano sempre più con intelligenza: «Al centro della fabbrica 4.0 ci sono gli oggetti intelligenti, si parla di smart objects, – aggiunge Mari – Ma anche le persone: delle collettività, dei gruppi di persone, delle comunità che creano conoscenza grazie alla facilità degli strumenti che abbiamo a disposizione per continuare a migliorare». Dalla prima alla quarta rivoluzione industriale dunque sono cambiati i punti focali, le leve di azione: dal focus sulla materia prima, con lo sfruttamento del vapore, all’efficienza dei processi fino all’era digitale. Ora c’è qualcosa di meno tangibile nel cuore della fabbrica 4.0: il dialogo tra cose e persone, tra persone e tra oggetti e addirittura tra fabbriche: «Il mondo cambia velocemente – ha aggiunto Federico Visconti, rettore di Liuc agli incontri organizzati da Univa – e un modo per cambiare per noi è quello di ascoltare da vicino le imprese e in questo la Liuc, fondata proprio per volontà dell’Unione Industriali, ha una tradizione storica». Non mode ma esperienze I giovani di oggi vengono definiti nativi digitali, ma non basta conoscere le nuove tecnologie per prendere parte attiva a questa rivoluzione che ha portato alla fabbrica 4.0: «Noi sviluppiamo dei contenuti per formare dei giovani laureati che sappiano portare conoscenza alle imprese, ma per farlo bisogna avere qualcosa da raccontare». «Questo è un mondo ad elevato contenuto di incertezza: dobbiamo quindi imparare a separare dal vero modo di fare impresa quello che rischia di essere una moda. E per farlo la vera novità è il fare ricerca, è il provare a dare una struttura al know how». Sono le esperienze a dare forma concreta alla fabbrica 4.0 e in questo Liuc insieme ad Univa hanno fatto grandi passi avanti in questi anni: Smart up, il laboratorio di fabbricazione digitale, nato due anni fa per iniziativa proprio di Liuc e dell’associazione industriali varesina ne è un esempio concreto