Varese Lavoro – Dal mondo in cucina

La Prealpina - 17/03/2023

ucine sempre più internazionali: e non tanto per i gusti fusion della clientela, fra sushi e poké, ma anche come forza lavoro. Lo dimostra il “My Job Day” degli Enti bilaterali del turismo, che riuniscono Confcommercio e parte sindacale: una mattinata, ieri al Palace Grand hotel, per far incontrare domanda e offerta nel settore alberghiero in crisi di personale, avvicinando le imprese con studenti o adulti in ricollocamento.

C’è chi è ancora sui banchi, chi parte da zero e chi vuole cambiare. E chi arriva da lontano ha una marcia in più. Sul colle Campigli è un brulicare di giovanissimi delle scuole di settore, ma anche di persone già formate e, appunto, di stranieri: asiatici (pakistani, cingalesi, indiani) ma anche etiopi. Come Helina Beshah (foto Blitz qui sopra), 36 anni: «Per me è la prima esperienza e sarei contenta di trovare un posto di lavoro», dice. Molti hanno qualche anno in più e sono richiesti per le capacità nella preparazione, non solo nelle professioni d’ingresso. È entusiasta Minu, 42enne indiana che parla inglese e italiano: «Vivo qui da due anni e apprezzo questi eventi che mettono insieme tutto il mondo».

Del resto, il lavoro «non manca – sottolinea il presidente degli Enti bilaterali Alessandro Castiglioni -, Varese è territorio turistico, le imprese ora puntano alla qualità».

I ragazzi non sembrano catapultati controvoglia dagli insegnanti, sono persino emozionati: «Sto finendo il liceo linguistico – dice il varesino Natan -. Ho solo 19 anni e farò tante altre esperienze, ma sono interessato a iniziare un’attività nella ristorazione per l’estate, da associare allo studio universitario». Una ragazza esce dalla sala con la stessa soddisfazione del post-esame: «Sono anche disposti a riaccompagnarmi a casa dopo il servizio», dice.

Prima di accedere ai colloqui, un provvidenziale briefing per capire come porsi in modo vincente: vestirsi bene, elencare pregi e difetti, non parlare male di altri, non giochicchiare con il telefonino. «Sentire questi ragazzi dire “voglio imparare” a 18-19 anni è una soddisfazione – dice Damiano Simbula, presidente della Federcuochi -. Sono convinti nel dirmi: sono pronto a lavorare part-time la sera e nei fine settimana. Non è scontato».

Nonno e nipote insieme al colloquio

«Mi viene da pensare… se avessero organizzato così il lavoro dei navigator, forse la questione del Reddito di cittadinanza sarebbe andata diversamente. Questo evento è molto concreto, dà vere opportunità ai ragazzi e sono piacevolmente stupito». Parole piene di entusiasmo che arrivano da una persona particolare incontrata al “My job day”. Perché Luigi Cirullo è un nonno, che ha voluto accompagnare qui il nipote di 22 anni, Emanuele Sorigo (insieme nella foto Blitz al centro). «Io ho fatto l’assicuratore per 40 anni e con mia moglie ho gestito anche una cartoleria ad Avigno. Ora vedo mio nipote che si dà da fare per entrare nel mondo del lavoro. È bravo, è già stato addetto ai clienti e alla cucina in una paninoteca. A volte si sentono dire cose brutte sui ragazzi, invece io vedo che hanno voglia di imparare e di mettersi in gioco».

Dopo il colloquio, ecco comparire un sorridente Emanuele: «Sì, è andata bene, la mia necessità è lavorare, mi piacerebbe anche come cameriere», racconta. Accanto a sé, ha tanti coetanei e lo staff sempre disponibile degli Enti bilaterali: i colloqui sono stati tutti organizzati prima e non avvengono alla cieca, ma dopo una ricerca mirata, ordinata. Ogni azienda ha nomi e cognomi dei candidati. Non è insomma una passerella inutile, né un modo per gli studenti di trascorrere una mattinata fuori dalle aule. L’approccio è concreto: le aziende hanno davvero bisogno di personale e i candidati hanno davvero bisogno di un posto di lavoro. A volte l’alchimia scatta e il classico “le faremo sapere” può trasformarsi in un contratto vero e proprio. A fare il tifo a volte c’è anche il nonno.