Se ne è parlato lo scorso luglio, allo Sheraton di Malpensa, con PwC: la provincia di Varese è ben connessa al resto dell’Europa ma come renderla attrattiva, ricca di investitori, flussi di merci, persone e servizi, adeguata a chi fa impresa e a chi ci vuole spendere il suo tempo libero è un’altra cosa. Da Confartigianato Imprese Varese approfondisce i quattro macro-temi affrontati in luglio: i rapporti tra Varese e Milano, la manifattura 4.0, infrastrutture e il turismo. Temi fra loro complementari perché lo sviluppo dell’una (pensiamo all’impresa) dipende dallo sviluppo delle altre. E viceversa.
Questo viaggio nel futuro del territorio varesino è giunto alla sua ultima tappa: il turismo. (Nella foto l’eremo di Santa Caterina del Sasso).
L’analisi di Confartigianato Imprese Varese
Se vogliamo essere una vera Land of Tourism dobbiamo lavorare sul concetto di attrattività e rete, perché per il rilancio di un intero territorio non si può pensare ad azioni singole e scollegate fra loro. E non bastano le bellezze paesaggistiche per considerarci un porto sicuro del turismo mondiale anche se i numeri stanno dalla nostra parte: ci vuole un piano di marketing condiviso e, soprattutto, fattibile.
Il secondo punto sono i servizi: ripensarli anche per il tempo libero e ripensare la provincia in termini di viabilità, mobilità, trasporti, collegamenti. Se ci saranno reti in grado di garantire flussi costanti di persone e merci, ci sarà anche un turismo congressuale a volte poco considerato ma importante per una provincia come quella di Varese a due passi dalla città metropolitana e attraversata da direttrici che ci portano direttamente in Europa.
Il turista chiede comodità: se un territorio è servito genera ricchezza e, di conseguenza, diventa attrattivo. Il turista dev’essere incuriosito, guidato e aiutato nel conoscere le eccellenze di questa nostra provincia. Siamo in grado di realizzare eventi importanti, ma come li vendiamo? Penso ai Mondiali di Ciclismo: il territorio si è messo in moto e il flusso di persone c’è stato, ma quanto è rimasto negli anni di quei Mondiali? Come siamo riusciti ad amplificare il volano dell’evento negli anni a seguire? L’impronta turistica del territorio di Varese potrebbe essere riconoscibile se si lavorasse anche sul rilancio dei centri storici con capacità di programmazione: rendiamoli attraenti anche con l’inserimento di imprese artigiane legate tanto alla tradizione quanto all’innovazione. I bandi per l’attrattività dei territori sono importanti per agevolare le imprese, ma non bastano. La base di partenza è la collaborazione tra imprese /attività diverse fra loro ma complementari. Imprese artigiane e commercianti potrebbero realizzare quella integrazione in grado di esaltare ancora di più il vero valore del Made in Italy o, addirittura, l’unicità dei prodotti Made in Varese.
In provincia di Varese i turisti ci sono ma non sono ancora sufficienti per un territorio che si definisce “Land of Tourism”: siamo passati dai 539mila arrivi del 2004 ad oltre 1 milione del 2014, e se nel 2008 avevamo 387 strutture ricettive, nel 2014 siamo arrivati a 470. Ci sono, però, anche i plus di sviluppo: la vicinanza di Milano a Rho-Pero, la presenza centri congressuali ben rodati (Ville Ponti a Varese e Malpensafiere a Busto Arsizio), il tessuto imprenditoriale è capillare.
Come poter crescere?
Innanzitutto anche il turismo sta cambiando e anche questo si è fatto digitale. Serve una maggiore cooperazione tra pubblico e privato per la costruzione di prodotti turistici innovativi: contenuti certificati di alta qualità sui principali beni artisti dell’area, un programma di sconti e offerte sui servizi commerciali, social network community, un diario digitale dei luoghi visitati e un aggiornamento costante sugli eventi/spettacolo in programma sul territorio.
Guadagnare con il turismo, lavorare sull’efficienza
L’impegno deve essere di tutti, soprattutto quando si decide di voler affrontare la frammentazione di un territorio: aggregazioni e reti di imprese del settore sono una soluzione anche quando si parla di turismo. Ma, come già detto, non dimentichiamo che la digitalizzazione è uno strumento che serve per essere più veloci, per rispondere meglio ai bisogni dei clienti, per risparmiare sui costi e per presentare al meglio le nostre potenzialità turistiche al mondo. Essere digitali nel turismo significa puntare ad una diversa commercializzazione dei servizi, ad una fruizione migliore e ad una integrazione informativa. In ultimo, altri due punti: valorizzare le tipicità e le unicità del territorio e realizzare un brand che sia facilmente riconoscibile dai potenziali clienti.