Il prossimo incontro è in agenda tra una settimana, martedì 19 luglio. Dopo di che scatterà il conto alla rovescia: dieci giorni per elaborare una «sintesi condivisa» entro fine mese, elaborare un documento e trasferire la proposta a Palazzo Lombardia prima della pausa delle ferie estive. Obiettivo: mettere in sicurezza l’unità territoriale (ma anche economica e sociale) della provincia di Varese ed evitare l’aggregazione con Como nel quadro della definitiva attuazione della riforma Delrio, secondo lo schema applicativo elaborato dalla Giunta regionale.
I tempi stringono. In caso di vittoria del sì, il referendum di ottobre sulla riforma costituzionale deporrà infatti la pietra tombale sulle Province, che saranno abolite in via definitiva e sostituite dalle cosiddette “aree vaste” o “cantoni”, secondo la denominazione adottata in Lombardia. Confini, competenze, risorse, organizzazione e rappresentanza dei nuovi enti intermedi sono al centro della riflessione che coinvolge non solo il livello politico e che, a Varese, si è fin qui sviluppata al “Tavolo istituzionale di confronto” istituito nella sede decentrata della Regione. «Varese – ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente della Camera di commercio Giuseppe Albertini – ha numeri e caratteristiche per far valere le proprie potenzialità». Un invito a costruire e sostenere un disegno unitario che fino a ora non è decollato e che, per essere credibile e accolto, dovrà superare diffidenze e divisioni che ancora resistono. Se ne stanno occupando, non da oggi, a Villa Recalcati, sede della Provincia, in un dialogo sottotraccia tra maggioranza di centrosinistra e opposizione di centrodestra. Dovrà farsene carico, in qualche misura, anche il nuovo sindaco del capoluogo, Davide Galimberti.
L’ambizione varesina di non scivolare nell’orbita di Como è confortata da una serie di parametri e di fattori oggettivi, non ancora da un patto sottoscritto da forze politiche, enti locali, organizzazioni economiche e di categoria, forze sociali.
Il tentativo sarà rilanciato tra sette giorni al “tavolo” coordinato dal presidente del Consiglio regionaleRaffaele Cattaneo, dopo di che le istanze del territorio dovranno essere calate nel Risiko lombardo. Operazione, questa, non meno complicata. Se Varese riuscisse a sganciarsi dal progetto del “Cantone dell’Insubria” in condominio con Como, il territorio lariano finirebbe infatti con ogni probabilità con l’essere aggregato a Lecco, che però non ha mai fatto mistero di preferire un accorpamento con Monza nel futuro “Cantone della Brianza” a nord dell’Area metropolitana milanese. Mosse e contromosse. Sui cui pesano divisioni storiche e diffidenze recenti. In attesa di una decisione, la prima, da mettere a punto entro fine mese. Perché dopo potrebbe essere già tardi.