Varese Il prevosto: uscire dalla crisi, insieme

La Prealpina -

«La sfida del lavoro è ancora aperta, a Varese, la crisi è forse in parte superata ma l’emergenza non è finita». Per capire a che punto è la situazione del lavoro e della risposta ai bisogni concreti dei cittadini, monsignor Luigi Panighetti, prevosto della città, ha coinvolto «i cristiani delle parrocchie, i rappresentanti delle associazioni e dei movimenti ecclesiali» e che giusto dodici mesi fa hanno scritto la “Lettera alla città” per spronare loro stessi e le istituzioni a «mettersi in rete per costruire esperienze di bene comune».

Tre i temi trattati e che ora si declinano con un appuntamento dedicato a “Fondati sul lavoro? Formazione, lavoro, futuro per Varese”, quattro giorni di incontri e riflessioni sul senso del “posto” di lavoro oggi, su come è cambiato l’avere un impiego ma anche l’offrirlo. Una riflessione a tutto campo, voluta con il decanato, proposta da sociologi, consulenti, docenti ed esperti, che si aprirà il 22 maggio e che continuerà fino al 26 con appuntamenti anche per i ragazzi delle superiori e riflessioni sul dopo-maturità e sulle opportunità dell’alternanza. E poi una mostra con pannelli e video che accoglierà i visitatori per tre dei quattro giorni nella sede principale degli eventi (la sala Campiotti della Camera di Commercio) e un concerto conclusivo (con l’ipotesi di utilizzare il sagrato della basilica). Una iniziativa culturale, certo, che porta però numeri, dati, una lettura realistica del tema del lavoro declinato nella realtà varesina. «L’impegno della Chiesa va nella direzione di un approfondimento culturale, di una risposta pratica e concreta attraverso la carità e la solidarietà, con le tante realtà laiche attive e disponibili», dice monsignor Panighetti. Il riferimento è alle realtà che aiutano i bisognosi, dalla mensa delle suore di via Luini alla casa della carità alla Brunella, ma ora i promotori della “Lettera alla città” di un anno fa vogliono concentrarsi sul primo dei tre temi del documento, quella sfida del lavoro e dei bisogni concreti e quotidiani “che vanno dal far fronte alle esigenze materiali sino all’urgenza di trovare risposte convincenti alle grandi domande di senso: infatti non si possono separare i grandi temi dell’umano dalla necessità di dare risposta ai bisogni quotidiani, soprattutto quelli creati all’urgenza di creare nuove opportunità di lavoro, inventando anche nuovi modelli organizzativi ed economici” , è scritto nel documento firmato da parrocchie, associazioni, movimenti della città e del decanato. A spiegare il filo conduttore della quattro giorni dedicata al lavoro, la sociologa dell’Università Cattolica di Milano, Rosangela Lodigiani, regista della manifestazione: «Abbiamo pensato di organizzare un grande incontro pubblico sul tema del lavoro che sia una prospettiva generale di alto livello con interventi e testimonianze di persone che operano qui, sul territorio, e con l’obiettivo di aprire prospettive ampie e umanamente provocanti e non ristrette a questioni meramente analitiche o di contesto». Finalità ultima, riconoscere nel lavoro un legame sociale e ricordare che è la persona a dare valore al lavoro che svolge. «Partiamo da una riflessione antropologica precisa e cioè che il lavoro è una dimensione costitutiva fondante e consente alla persona di realizzarsi ma prima, appunto, deve venire sempre la persona». Quanto lavoro c’è, come è cambiato, in che direzione sta andando Varese, «sono tutti temi che portano a riflettere – dice il giornalista Marco Dal Fior che è uno dei promotori di questo percorso del mettersi in rete della comunità varesina – anche perché il lavoro, solo negli ultimi anni, è cambiato così tanto nelle forme e nei modi che una fotografia e uno spunto di riflessione, sono fondamentali».