Varese e Como non gradiscono Che “cantonata” per l’Insubria

La Provincia Varese - 21/07/2016

Area vasta? Basta Varese. Sarà braccio di ferro in Regione? La prima ad uscire allo scoperto era stata la Camera di Commercio di Varese, che con il neo-presidente Giuseppe Albertini aveva chiaramente fatto capire la propria perplessità nei confronti di un accorpamento con Como, che potrebbe far perdere identità al territorio varesino. Poi sulla stessa lunghezza d’onda si è posta la grande maggioranza delle categorie e istituzioni ascoltate dal Tavolo territoriale di confronto avviato dal Consiglio regionale. Ma il governatore Roberto Maroni, nel documento annunciato nei giorni scorsi, è pronto ad insistere per la riproposizione dello schema delle Ats sanitarie, disegnate un anno fa nell’ambito della riforma della sanità. In questa ipotesi, Varese finirebbe accorpata a Como, rischiando così di perdere una propria identità. I primi ad osteggiare, in modo anche molto deciso, questa ipotesi di accorpamento sul modello dell’Ats dell’Insubria, sono proprio i “cugini” lariani, che propendono in modo molto netto per la riunificazione delle del Lago di Como in un’unica provincia, in una sorta di ritorno al passato prima della scissione di Lecco. Da parte lecchese però, va detto, sembra invece convincere maggiormente la proposta di Maroni di istituire un “Canton Brianza” accorpando Lecco e Monza. Insomma, una gran confusione in vista della scadenza del 31 luglio, quando la proposta definitiva dei nuovi confini dei “Cantoni” dovrà essere messa nero su bianco. «Documento insulso» per il segretario regionale del Pd, il varesino Alessandro Alfieri, che ieri sera ha riunito i suoi amministratori locali, tra cui il sindaco di Varese Davide Galimberti, proprio per definire una posizione comune sulla questione “aree vaste”. Sul tema, peraltro, non si sono finora fatte sentire le grandi città del Varesotto, i cui nuovi sindaci erano forse più affaccendati con l’avvio della loro avventura amministrativa. «Valuteremo nei prossimi giorni» ammette il sindaco di Varese Davide Galimberti. Stesso tono per il suo collega di Busto Arsizio Emanuele Antonelli, intenzionato ad affidare il compito di seguire la vicenda delle aree vaste al suo predecessore, il consigliere comunale Gigi Farioli. Che nei giorni scorsi ha rivolto pubblicamente un appello ad una discussione in città sull’argomento. L’idea di finire “confinati” con Como oppure di rimanere solo con Varese, potrebbe peraltro far riaffiorare nel Basso Varesotto i propositi di aggregazione alla Città Metropolitana di Milano. Nel 2012, all’indomani della riforma Monti sulla razionalizzazione delle province (poi superata dalla Legge Delrio), Busto Arsizio, come peraltro Saronno, fece passi importanti nella direzione della Città Metropolitana. Resta il fatto che, in casa Lega Nord, la questione “aree vaste” non sembra appassionare più di tanto, dato che l’obiettivo dei lumbard è chiaro: bocciare il referendum costituzionale. Su questo fronte, Maroni ieri ha preso carta e penna insieme al collega veneto Luca Zaia, per chiedere al governo di «tenere i rispettivi referendum consultivi regionali sull’Autonomia in un Election Day, vale a dire nella stessa giornata del voto del referendum confermativo per l’approvazione della Riforma Costituzionale».