Varese dice stop ai giardinieri abusivi

La Prealpina - 14/07/2016

Altolà ai giardinieri abusivi che operano in provincia di Varese. Lo dice la legge, nel sancire lo stop a chi svolge attività di manutenzione senza possedere l’iscrizione obbligatoria al Registro dei produttori florovivaistici. Lo stabilisce una precisa norma contenuta nel Collegato Agricolo da poco approvato al Senato.

«Ci saranno ricadute importanti e positive sul territorio – puntualizzano il presidente e il direttore di Coldiretti Varese Fernando Fiori e RaffaelloBetti – dove l’attività di cura del verde pubblico e, in particolare, la tenuta di parchi e giardini costituisce una voce importante di integrazione al reddito per le imprese florovivaistiche. Ma la normativa, ottenuta grazie anche all’impegno profuso in questi anni dalla nostra organizzazione, è una precisa tutela anche nei confronti dei consumatori: ora chi vorrà offrire questi servizi dovrà garantire ancor più qualità e competenza».

L’abusivismo nella cura di parchi e giardini è una delle criticità che minacciano il comparto florovivaistico prealpino, ribadite anche in occasione della recente assemblea della Coldiretti provinciale.

Il florovivaismo in provincia di Varese vanta tradizioni storiche grazie alla professionalità e specializzazione degli operatori; tuttavia, negli ultimi anni ha visto numerose imprese essere costrette ad affiancare alla sola attività produttiva in serra e/o vivaio anche l’attività di cura e manutenzione del verde pubblico e privato, continua a dover affrontare le problematiche che da parecchi anni attanagliano il settore: tra esse, oltre l’abusivismo, ci sono l’aumento dei costi di produzione (specie per quanto riguarda le coltura in serra) e la sempre più minacciosa concorrenza dei mercati stranieri: «Anch’esso è un aspetto importante, che ci impegna a non abbassare la guardia a e a continuare la battaglia per salvare il futuro della nostra floricoltura: i fiori varesini a chilometro zero sono coltivati nel rispetto delle norme ambientali e sociali mentre quelli importati devono spesso percorrere migliaia di chilometri con mezzi inquinanti e, per di più, sono stati anche denunciati ripetuti casi di sfruttamento del lavoro e di uso di pesticidi pericolosi».

I vivaisti professionali sono già iscritti al registro, mentre per gli altri ogni Regione dovrà prevedere un percorso di formazione specifico per poi essere inseriti nell’elenco degli abilitati.

«Si tratta davvero di un risultato molto importante per il florovivaismo lombardo: vedere finalmente riconosciuta giuridicamente la professione delle nostre imprese è altamente qualificante, e mette le stesse in condizione di sconfiggere quello che da tanto tempo Coldiretti sta condannando: il lavoro nero e la concorrenza sleale. Senza dimenticare un altro aspetto importante: per la detraibilità fiscale rispetto ai servizi del verde bisognerà essersi rivolti a florovivaisti professionali. Un primo importante passo per il settore è stato fatto, ora aspettiamo di lavorare in modo sinergico con Regione Lombardia perché proprio alle regioni è demandato il compito di indentificare i requisititi di idoneità per il riconoscimento professionale».

In Lombardia la disponibilità di verde urbano, secondo gli ultimi dati Istat, è di circa 36 metri quadrati per abitante, con valori pro capite molto diversi a seconda dei capoluoghi di provincia: Varese è nettamente inferiore alla media, con soli 8,9 mq pro capite. In tutta la Lombardia operano oltre cinquemila aziende florovivaistiche.