L’ultima battaglia giudiziaria sarà giovedì 3 maggio a Roma: quel giorno, o più probabilmente qualche giorno dopo, si saprà se l’Ats Insubria si comportò in modo corretto, dal punto di vista della giustizia amministrativa, quando defenestrò il consiglio di amministrazione della Fondazione Molina, compreso il presidente Christian Campiotti, a fine 2016, mettendo alla testa della storica casa di riposo di viale Borri il commissario straordinario Carmine Pallino. A decidere sarà il Consiglio di Stato, ultimo grado appunto della giustizia amministrativa, che già due volte ha “corretto” decisioni del Tar di Milano favorevoli a Campiotti e soci, tornati in sella, nell’ultimo anno e mezzo, per un paio di settimane. E i giudici romani dovranno valutare la questione anche tenendo presente i suoi risvolti penali, in particolare l’ultima novità dell’indagine della Procura di Varese su Campiotti: un avviso di chiusura indagini in cui si contesta all’ex presidente il reato di peculato, in concorso con l’editore Lorenzo Airoldi, presunto beneficiario di un discusso prestito obbligazionario concesso dalla Fondazione Molina alla società Rete 55 Evolution Spa (si parla di una somma di 450.000 euro, e in ballo c’è anche un altro prestito, da 500.000 euro, alla società Mata Spa).
Come si ricorderà, il Tar ha dato ragione a Campiotti sia con una decisione cautelare che sconfessò il primo intervento dell’Ats sia al termine dell’udienza in cui si esaminò la questione nel merito. Con la conseguenza che Pallino per due volte ha dovuto restituire la poltrona a Campiotti. In entrambi i casi, però, il Consiglio di Stato è intervenuto a sua volta nel giro di pochi giorni, la prima volta annullando la decisione cautelare del Tar e la seconda prendendo a sua volta una decisione cautelare. Ora, dunque, l’udienza finale nel merito.
A inizio anno il Consiglio di Stato aveva stabilito che che va accordata «preferenza all’interesse pubblico tutelato dal disposto commissariamento straordinario, annullato dalla sentenza qui impugnata, sì da mantenere inalterata la situazione gestoria della Fondazione», anche in considerazione «dei delicati profili attinenti all’erogazione del servizio socio-sanitario, oggetto del presente giudizio, e delle ulteriori vicende sulle quali risultano essere in corso, peraltro, indagini da parte della competente autorità giudiziaria».
Da quell’inchiesta la posizione di Campiotti e Airoldi è stata separata e quindi è arrivato l’avviso di chiusura indagini. Ora Campiotti si farà interrogare dalla Procura e contrapporrà all’accusa di peculato, come ha sempre fatto, il suo status, che non era quello di pubblico ufficiale, essendo il Molina ente di diritto privato. Come tutto ciò finisca per “impattare” sul processo amministrativo lo scopriremo giovedì.