Camminare per le vie del
centro di Varese significa imbattersi
in un mosaico di vetrine.
Negozi storici, grandi
catene e franchise si alternano
fra loro, intervallati da ampi
e tetri spazi vuoti. Il colpo
d’occhio sugli esercizi commerciali
sfitti, le saracinesche
abbassate e i cartelli di affittasi
e vendesi rende infatti tutto
l’ambiente un po’ desolante.
Partendo da via Robbioni,
passando per via Sacco, piazza
Monte Grappa e poi giù fino
a piazza XX settembre è una
“strage”. Non si salva nemmeno
la galleria Manzoni, ristrutturata
e inaugurata solo
pochi mesi fa e questo per limitarsi
alle sole vie centrali,
ma il medesimo discorso, se
non anche peggio, sarebbe da
fare per le attività dei singoli
rioni. In quanti ricordano Ambrogio,
sotto i portici di Corso
Aldo Moro? Ombrelleria e
cappelleria, ha chiuso i battenti
dopo oltre cento anni di
attività, per lasciare il posto a
Intimissimi Uomo. E l’edicola
di piazza Monte Grappa? Seminascosta
dalle colonne, le
scritte dei writers a ricoprire
interamente la serranda calata,
ha smesso di vendere i quotidiani,
i fumetti e le riviste di
gossip e tra qualche tempo diventerà
una biglietteria per i
bus. Per rimanere in piazza,
da settembre le vetrine della
Sisley sono oscurate, il negozio
si è spostato qualche metro
più in là, e nonostante ci
siano gli operai al lavoro, non
è chiaro cosa ne sarà di quegli
spazi. Si sa solo che da mesi e
mesi i passanti sfiorano quegli
spazi vuoti che è impossibile
non notare. Al posto di De
Micheli, altra storica cappelleria
che si trovava in via Volta,
campeggia da qualche
tempo l’insegna arancione di
Facile.it, mentre in piazza XX
settembre, al posto dello storico
Emporio di abbigliamento
sorgerà un mega store Kasanova.
I proprietari hanno
chiuso i battenti poche settimane
fa, dopo oltre cinquanta
anni: i costi di gestione erano
diventati insostenibili e hanno
preferito affittare a una catena.
Stessa sorte per molti altri
esercizi commerciali che si
trovano nelle vie limitrofe. In
via Dazio Vecchio al posto di
Saporiti, che vendeva borse e
cappelli, forse arriverà una
banca, chiuso anche in via
Mazzini, la scritta affittasi
campeggia su diversi vetri
che una volta ospitavano un
negozio di abbigliamento,
stessa storia in via Donizetti e
in via Rossini. Ma non sono
solo gli storici a scomparire.
Da corso Matteotti è andata
via la Libreria Del Corso, ma
anche una nota catena di abbigliamento
quale Promod. Al
posto della prima aprirà a breve un marchio di ottica svizzero.
A confermare quella che
potrebbe essere solo un’impressione
ci sono i dati della
Camera di Commercio. Tra il
2010 e il 2016 hanno chiuso a
Varese 100 esercizi commerciali
(supermercati e alimentari
inclusi, mentre rimangono
fuori da questo conteggio i
bar e i ristoranti). Si è passati
da 947 a 847 attività, mentre
nel 2015 i negozi ancora aperti
erano 869. «A preoccuparci è
il fatto che hanno chiuso i negozi
storici – commenta Maria
Antonietta Caverzaghi, proprietaria
del Gogo Fruits –
Prendiamo ad esempio Corso
Matteotti: la Eden Gastronomia
ha lasciato il posto a una
gelateria. Hanno chiuso anche
la signora Checchi, la drogheria
Bianchi, la Casa del Disco,…
Il problema sono i costi
degli affitti e le tasse. Finché
l’economia girava, si potevano
pagare, ma ora che il lavoro
è diminuito, non ce la si fa più
e a fronte della crisi, le tasse
continuano però ad aumentare»
«Il 2016 è andato male per gli esercenti E con il nuovo anno non si va meglio»
I tanti negozi sfitti che ci sono a Varese sono frutto di una crisi generalizzata, o possono essere ricondotti a fattori locali? «Il 2016 è andato male e anche le vendite in questi primi due mesi dell’anno stanno andando a rilento – afferma Alessandro Ceccoli, consigliere del distretto del Commercio di Varese – Non so dire in quale misura sia responsabile il grande centro commerciale di Arese, ma è certo che in Varese non si vede molta gente che fa shopping. Dopo il 2008, è stata una discesa continua e il mercato non si è ancora assestato, anzi continua a scendere. La statistiche nazionali non sono così tragiche, ma a livello locale la situazione non va bene. Come risollevarsi? Sicuramente la prima cosa da fare è tenere in ordine la città». Un dato allarmante, secondo Ceccoli, è che stanno abbandonando corso Matteotti anche le grandi catene, come Promod. Che sia colpa della concorrenza di Mango, Stradivarius, tutti marchi che coprono lo stesso target? «Un settore in crescita è quello degli occhiali che offre grandi margini di guadagno – afferma Ceccoli – Non a caso sarà proprio un negozio di occhiali a entrare nei locali della Libreria del Corso, affianco a Nau e Salmoiraghi e Viganò». Rosita De Fino, direttrice di Confesercenti Varese, è preoccupata per il colpo che potrebbe dare al settore la “questione dei voucher”: «noi siamo sempre stati contro l’abuso di questo strumento. Negli anni passati è mancato un controllo. Se i voucher fossero stati gestiti meglio oggi potremmo avere un buono che serve alle imprese soprattutto nella stagione estiva. Adesso non so cosa farà il Governo per sostituire i voucher, ma per le imprese potrebbero veder aumentare i costi del lavoro, cosa che in questo momento costituisce un ulteriore problema». Secondo Carlo Piatti, segretario della sezione varesina della Lega, «forse la crisi a Varese è arrivata più tardi rispetto ad altre città e si comincia a “vedere” adesso con i negozi sfitti. Il Comune di Varese nel passato ha avuto poca responsabilità perché noi abbiamo sempre tentato di non aumentare le imposte locali. I Governi che si sono succeduti, invece, hanno sempre prosciugato le casse delle imprese e delle partite Iva. Non vedo che le chiusure siano il frutto di “fattori locali”, ma se l’attuale amministrazione andasse avanti con tutti i provvedimenti che ha annunciato si renderebbe responsabile di una ulteriore crisi del commercio».
«Ci siamo attivati su diverse zone per sostenere le realtà in difficoltà»
«La chiusura dei negozi non è una cosa di oggi e non riguarda solo Varese – commenta l’assessore al Commercio Ivana Perusin – Ci rendiamo perfettamente conto di quanto sia desolante vedere tante vetrine spoglie e posso assicurare che abbiamo a cuore la questione». L’assessore conferma che l’amministrazione è al lavoro per risolvere la situazione. «Ci siamo già attivati su via Robbioni, di cui a breve annunceremo le novità, abbiamo lavorato sulla Galleria Manzoni, che è risorta dalle ceneri, oggi incontreremo i commercianti di via Sacco proprio per parlare delle tante vetrine chiuse e concordare insieme strategie di rilancio,… insomma, non stiamo certo con le mani in mano». Alcune risorse sono già arrivate grazie al bando Sto@ 2020, vinto nei mesi scorsi, e forse altri fondi arriveranno dai bandi regionali a cui il Copuò essere messa in relazione a dinamiche nazionali, prima tra tutte le concorrenza dei centri commerciali e dei supermercati che offrono parcheggi gratis e che, in generale, rispondono al bisogno sempre più diffuso dei consumatori di «fare shopping in poco tempo». Facendo, invece, un focus su Varese, Longhini sottolinea come le chiusure dei negozi rappresentino una grande perdita per il tessuto economico cittadino. Come contrastarla? «Bisogna fare tutto il possibile per aumentare l’afflusso di persone in centro – dice Longhini – Negli anni scorsi, in primavera, a Varese si organizzava sempre qualcosa. Ad esempio la festa di Primavera, la giornata degli artisti di strada, gli Estensi in Musica, mostre culturali, etc. Quest’anno, invece, tutte le aspettative sono riposte nel Festival delle Ville e dei Giardini». «Il rischio – continua Longhini – è che le risorse un tempo stanziate per iniziative più piccole adesso vengano dirottate su un evento che va valutato. In Commissione cultura abbiamo chiesto una stima dei costi per capire quanta ricchezza il Festival delle Ville può generare. Non ci è stato dato una risposta e così non sappiamo se stiamo parlando di una manifestazione che costa 100 mila o 300 mila euro. Conoscere il costo complessivo di un evento può essere utile per capire se i soldi investiti possano avere ricadute importanti sul territorio. Abbiamo avanzato richieste di chiarimento a ridosso di una manifestazione al cui inizio manca un mese e poco più. Va bene che la ricerca di sponsor è in corso, ma ci saremmo aspettati maggiori informazioni, almeno per quanto riguarda l’ordine di grandezza dell’evento». n riportare in città quei piccoli negozi di artigianato che sono spariti negli anni, come i calzolai, gli ombrellai, le piccole botteghe di alimentari. Per farlo, però, bisogna puntare su innovazione e integrazione. Il supporto economico non è la soluzione, perché si tratta di una scelta tattica a breve termine. Affinché le cose funzionino bisogna mettere in atto strategie durature». A preoccupare Simone Longhini, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, è lo scarso turn over tra le attività commerciali che chiudono e quelle che aprono. I negozi, infatti, anche nel “salotto buono”, rimangono sfitti a lungo. «Ci sono sempre tanti locali sfitti in città – afferma Longhini – Anche le catene che prima sostituivano con velocità i negozi storici adesso si tirano indietro. Questo ci dice che forse Varese non è più attrattiva come una volta dal punto di vista commerciale». La colpa dei negozi sfitti – secondo Longhini – mune intende partecipare. «Da un punto di vista strategico stiamo cercando di capire quali sono le attività che aiutano il commercio e quali sono le richieste del settore, ma non mancano le azioni già messe in campo, come il bando per la mobilità e il piano della sosta, che avranno un impatto positivo sul commercio, senza dimenticare cultura e turismo. Le iniziative che stanno prendendo forma vanno nella giusta direzione: porteranno in città turisti che i nostri negozi dovranno conquistare». Sul tema degli esercizi storici, l’assessore Perusin fa una riflessione ad ampio raggio: «Se guardiamo al trend internazionale, le grosse catene così come si sono sviluppate ora stanno chiudendo e in America sta tornando in auge il commercio di vicinato. Di solito quel che succede oltreoceano prima o poi arriva anche da noi, quindi sono fiduciosa. Inoltre con i commercianti si sta parlando molto di riqualifica, ovvero d