Può un’azienda posta sotto sequestro per presunti legami con la criminalità organizzata riemergere dal buco nero e tornare ad operare in autonomia, alla luce della legalità? «Sì è possibile – spiega Mauro Frangi, presidente di Cooperazione Finanza e impresa e numero uno di Confcooperative Insubria – La strada è quella di trasformare l’azienda in cooperativa, coinvolgendo direttamente i dipendenti che diventano soci». Un percorso importante e non sempre semplice, che ora si apre anche in provincia di Varese. Sì perchè i tentacoli della malavita, si sa, arrivano e si radicano anche al Nord.
Basti penare che in Lombardia le imprese che sono seguite dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata sono 251. Tra queste, nove sono dislocate in provincia di Varese e otto nel Comasco. I settori sul territorio varesino sono i più diversi: una nei trasporti e logistica, due nel commercio, cinque quelle operanti in attività immobiliari, noleggio, servizi alle imprese, informatica e ricerca, e un’ultima non assegnata ad alcun settore. A livello lombardo, invece, la parte del leone la fanno le costruzioni (29 aziende), il commercio (29) e gli alberghi e ristoranti (30).
«Noi abbiamo sottoscritto un protocollo di intesa con l’agenzia – spiega Frangi – con il preciso scopo di capire per quali aziende ci siano condizioni di mercato e anche economiche che possano portare a un rilancio dell’attività in forma cooperativa, con il coinvolgimento dei dipendenti». Il fine, dunque, è non disperdere ricchezza e tutelare l’occupazione degli incolpevoli lavoratori. Un aiuto importante viene anche dallo Stato. Il Ministero per lo sviluppo economico, infatti, ha stanziato un fondo di 48 milioni di euro per la concessione di finanziamenti destinati appositamente alle imprese sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata. Fondi ancora in buona parte inutilizzati a causa della scarsa conoscenza delle nuove misure agevolative, che prevedono finanziamenti a tasso zero fino a 700mila euro per 10 anni.
«Va detto che il percorso è molto articolato – prosegue Frangi – perchè ci si può trovare di fronte a scatole vuote, ad aziende che stavano in piedi soltanto attraverso i legami con la criminalità e ad imprese con il personale ignaro di tutto che potrebbero riprendersi in mano il futuro. Il nostro obiettivo, anche in provincia, sarà quello di tornare ad avere aziende sane che offrono lavoro sano».