Il presidente del Premio Chiara, Romano Oldrini, ha colto nel segno. Sottolineando l’ennesimo salto di qualità: «Il Chiara non è più soltanto un premio letterario, ma è diventato la Cartina di Tornasole della società». Come dire che,
in una terra produttiva per eccellenza, l’associazione Amici di Piero Chiara ha saputo ritagliare un posto al sole per la Cultura.
Basta sfogliare il programma del Festival del Raccolto 2023 e quello a esso collegato e presentato ieri a Villa Recalcati per rendersene conto: il cardinale Gianfranco Ravasi aprirà domani il calendario sui grandi temi dell’essere umano (alle
17, al Teatro Sociale di Luino) e si proseguirà nell’arco di tre mesi con ventuno incontri (sempre liberi e gratuiti) distribuiti in cinque distinti Comuni per puntare tutto sulla qualità.
Oppure basta angolare la prospettiva sul senso concreto del saper fare rete con altri soggetti importanti della provincia.
Il 2023 segna infatti la collaborazione con la rassegna estiva varesina Tra Sacro e Sacro Monte per quanto riguarda il teatro e con il Busto Arsizio Film Festival per ciò che concerne il cinema.
Del resto siamo di fronte a un calendario di «preziosità da vivere» che non ha eguali in provincia – ma non solo – e che, giunto in maniera ininterrotta alla trentacinquesima edizione, mostra di avere le qualità giuste per andare avanti a testa alta dopo aver superato gli anni difficili del primo radicamento nel tessuto culturale varesino, del passo indietro compiuto da alcuni sponsor nel periodo duro della crisi economica, delle diatribe politiche tra enti locali e della recente pandemia con tutte le sue limitazioni.
Il segreto? Saper cogliere le urgenze sociali attraverso la scrittura, aprendo dibattiti e coivolgendo il futuro della società: i giovani.
La presenza ieri del prefetto Salvatore Pasquariello, dell’assessore alla Cultura di Regione Lombardia Francesca Caruso, del presidente della Provincia Marco Magrini, del sindaco di Azzate, Raffaele Simone, dell’assessore alla Cultura di Varese, Enzo Laforgia ma anche del governo ticinese e di esponenti del mondo culturale, imprenditoriale ed economico extraprovinciale dimostra quanto il Premio Chiara catalizzi l’attenzione di quanti sono impegnati ogni giorno a cercare soluzioni – anche culturali – a beneficio degli attori sociali di domani.
Il salto di qualità del Chiara negli ultimi tempi, come hanno sottolineato il presidente Oldrini e la direttrice Bambi Lazzati «è dovuto alla nostra volontà di proporre una cultura utile, che cioè offra risposte importanti alle realtà del vivere quotidiano, contribuendo alla coesione della comunità, proponendo momenti di crescita personale e invogliando a vivere insieme appuntamenti preziosi, condividendo il medesimo spirito».
Passaggio fondamentale sottolineato anche da Laforgia, quando ha parlato di «un’armonia che mette insieme tutte le persone impegnate in questa manifestazione».
Dunque, una cultura utile anche in senso economico pensando ai dati della Camera di Commercio, riportati
dalla dottoressa Anna Deligios, secondo i quali «le imprese culturali e creative della provincia di Varese contano in questo settore 3500 imprese con 19.700 addetti per un ricchezza prodotta pari a un miliardo e 200mila euro annui, ovvero il 5% del valore complessivo generato da tutto il sistema-impresa». Numeri che nonostante le sue ridotte dimensioni geografiche la pongono al 15° posto in Italia.
Il motto dei Moschettieri
«Tutti per uno». laddove la monade è la società. Enzo Laforgia ieri ha sintetizzato così gli autorevoli interventi del prefetto Salvatore Pasquariello e dei rappresentanti istituzionali che hanno certificato la bontà del lavoro di Romano Oldrini e di Bambi Lazzati quale laboratorio d’idee capace di dare una lettura – termine non casuale – alle principali dinamiche sociali.
Qui ci pare doveroso sottolineare lo sforzo che gli Amici di Piero Chiara stanno compiendo per traguardare il premio letterario oltre i confini asfittici della celebrazione o – come capita per altre rassegne – dell’autocelebrazione.
Come? Innanzitutto ponendosi come raccordo d’iniziative di valore quali il BAFF o Tra Sacro e Sacro Monte. Un’alleanza che vola alta sulle logiche campanilistiche sulla quale varrebbe la pena d’aprire un tavolo sullo stato della Cultura a livello provinciale.
Tante sono le iniziative culturali nel Varesotto, non tutte di valore assoluto sebbene alcune serbino in sé i crismi del valore sociale. Varrebbe la pena di considerare la possibilità di coordinarsi per far sì che ogni angolo
della provincia pubblicizzi al meglio gli eventi principali, anche quelli altrui.
Competere con Milano non è impossibile, è una scelta. E davanti all’offerta culturale di una metropoli, solo una provincia forte – cioè coesa – può proporsi come alternativa di valore assoluto.