Dopo una pausa di oltre sette anni e dopo che in questo decennio è letteralmente esplosa la questione dei frontalieri, è stato ripristinato (finalmente, aggiungiamo noi) il Csir (Consiglio sindacale interregionale) delle regioni Lombardia, Piemonte e Canton Ticino.
Si tratta di un organismo transnazionale che si occupava e tornerà a occuparsi dei temi del frontalieriato, cui fanno parte i sindacati confederali italiani di Lombardia e Piemonte e i cugini ticinesi.
«Abbiamo approvato il nuovo statuto – spiega il presidente Alessandro Tarpini – e in tal modo ripristineremo le attività di rappresentanza. Compito nostro sarà aprire un confronto a tutti i livelli sulle tematiche di attualità che riguardano il frontaliero. Si tratta di un segnale importante, anche simbolico, in una fase in cui il territorio italiani e il Ticino stanno litigando, dividendosi su tutto, mentre noi proviamo ad andare nella direzione opposta.
Dopo molto tempo, i lavoratori frontalieri hanno una struttura di rappresentanza unitaria, potrà parlare con una voce sola e rappresentare i temi che fanno parte dell’attualità».
Il Csir è emanazione della Ces (Confederazione europea sindacale), e ha dunque compiti di rappresentanza sindacale unitaria dei lavoratori frontalieri nei confronti delle istituzioni ai vari livelli sia italiane sia svizzere, così come riconosciuto dai trattati internazionali.
Ecco perché è un po’ sorprendente come, dopo almeno un triennio in cui i rapporti sulla linea di frontiera si sono inaspriti come non mai e si sia nel bel mezzo del cambiamento dell’accordo del 1974 fra Italia e Svizzera, l’organismo venga “riesumato” solo ora.
Ad ogni modo coinvolgerà circa 70mila lavoratori frontalieri (25mila della provincia di Varese), è il secondo a livello europeo e sarà composto dal presidente Alessandro Tarpini, responsabile frontalieri nazionale della Cgil e ne faranno parte anche Sergio Aureli di Unia (vicepresidente del Csir), Pancrazio Raimondo (Uil Frontalieri), Luca Caretti (segretario generale Cisl Piemonte), Andrea Puglia (Ocst).
L’iniziativa non è stata accolta con lo champagne dall’associazione Frontalieri Ticino.
«Questi – dice il presidente Eros Sebastiani – sono quelli che per equità volevano tassarci come gli italiani e vogliono fare uno statuto per tutti i frontalieri. Ma noi non siamo uguali agli altri siamo gli unici che lavoriamo in uno stato extracomunitario e abbiamo delle peculiarità uniche. Adesso dobbiamo pensare anche a loro, non bastava un governo che voleva fare cassa con noi. Adesso anche loro. Andiamo avanti così che le nostre zone diventeranno come i territori italiani con minore reddito».