Sarà il congresso della svolta? Quello che aprirà una stagione in cui si parlerà di ripresa, di stabilità occupazionale, di aumento strutturale dei salari e di mantenimento dei diritti? Lo sapremo fra qualche anno. Intanto finalmente, dopo anni di cassa integrazione, esuberi, esodati e disoccupati, si vede qualche segnale positivo, emerso anche ieri a Ville Ponti, dove si è aperta la due giorni del XVII congresso della Uil di Varese.
La relazione del segretario Antonio Massafra ha confermato il cambio di rotta e, dopo vari temi nazionali, ha toccato la situazione del Varesotto: «I dati economici della nostra provincia – ha affermato il sindacalista – indicano una buona crescita di tutto il comparto manifatturiero. Siamo soddisfatti, ma dobbiamo riflettere e analizzare due fattori fondamentali: questa maggiore capacità ed espansione ha dei riscontri economici anche nelle buste paghe dei lavoratori? E’ il caso di stabilizzare i rapporti di lavoro flessibili? Di certo, con le associazioni datoriali, bisogna lavorare insieme per combattere le questioni che minano il tessuto economico di una provincia all’undicesimo posto in Europa come industria manifatturiera. E quindi: burocrazia, tassazione elevata e concorrenza sleale». Poi si è toccato lo stato di salute della Uil varesina: «I 700 delegati partecipanti ai congressi territoriali hanno posto l’attenzione sulla necessità di agevolare le aziende che investono in economia reale e su una vera lotta all’evasione e fiscale».
Un intervento che ha sottolineato pure i 1.200 iscritti in più in due anni, l’apertura delle sedi a Busto Arsizio e Tradate e i giovani assunti. Massafra è stato applaudito più volte sia dalla platea, sia dagli interventi seguenti, in un congresso a cui hanno partecipato, per esempio, i parlamentari Matteo Bianchi, Alessandro Alfieri e il consigliere regionale Samuele Astuti, il sindaco di Varese Davide Galimberti e poi i colleghi degli altri sindacati e altre autorità. Su tutti Pierpaolo Bombardieri, segretario organizzativo nazionale della Uil: «Con la ripresa – ha detto quest’ultimo – serve una redistribuzione del reddito che passa anche attraverso investimenti pubblici e privati. Inoltre va cambiata la legge del Jobs Act: a noi non piaceva fin dall’inizio e, contro, abbiamo organizzato uno sciopero generale. Ora ci si rende conto che ha creato solo precari e contratti a tempo determinato. Per una vera e buona occupazione non bastano i decimali positivi, serve anche qualità nei contratti».