Sono state necessarie 500 lire nel 1863 perché dall’Isolino Virginia cominciasse a emergere la ricchezza archeologica conservata da millenni. Nell’ambito delle conferenze per i “200 anni dell’elevazione di Varese a rango di città“, è stato di grande interesse l’incontro “Isolino Virginia: dalla scoperta dell’impalcato palafitticolo alla proposta per un innovativo collegamento con la sponda di Biandronno mediante passerella sospesa e galleggiante”. E a dar anima a questo momento tra storia e attualità, quattro sono stati i relatori coordinati dall’ingegnere Riccardo Aceti. Dapprima un excursus storico – letterario di Francesca Strazzi ha aperto un vasto panorama su quel lembo di terra che dal 1878 risponde al nome di Isolino Virginia (prima era conosciuta come isola di San Biagio dal nome della chiesetta che vi sorgeva, poi come isola Camilla dal nome della moglie del proprietario il duca Litta Visconti Arese).
È strettamente connesso al nome dell’abate Antonio Stoppani, autore del “Bel Paese“, libro scientifico-letterario che ha segnato un’epoca e in cui l’autore parla delle sue scoperte all’isolino che aprirono la vasta e ricca campagna di scavi, che lo portarono alla ribalta internazionale.
Il pubblico presente (foto Blitz) ha rivolto attenzione alla seconda parte della serata quando il tema ha riguardato una proposta di collegamento tra la terraferma di Biandronno e l’isolino, «soluzione rispettosa», ha spiegato l’ingegnere Aceti, «finalizzata alla valorizzazione del grande patrimonio archeologico».
Il modello proposto è una passerella galleggiante non stabilmente connessa con la terra. Ad illustrarla Silvia Leoni e Gianni Simonelli che nella loro tesi di laurea hanno approfondito questa proposta. Si tratta di una passerella sospesa su pile, posizionate su un serbatoio a struttura reticolare che trovano appoggio su zavorre messe in punti non interferenti con l’impalcato palafitticolo. Questo collegamento, che contempla anche la presenza di panchine per favorire l’aggregazione sociale e un pontile retrattile per un controllo degli accessi, sarebbe possibile realizzarlo nella parte nord-ovest dell’isola, laddove diminuiscono le interferenze con la ricchezza archeologica.