C’è un esercito di sentinelle in divisa rossa che conoscono l’aeroporto in ogni centimetro quadrato e che sanno tutto di tutti. Sono le addette alle pulizie. Da qualche giorno osservano con molta attenzione – e anche con un po’ di sano scetticismo – quei quattro cabinotti montati al Piano Partenze (porta 12) che consentono di dormire in aeroporto, chiusi dentro sdraiati su un comodo letto. «Non avevo ancora visto nessuno utilizzarli», dice una di loro.
L’occasione è capitata l’altra sera, poco dopo le 21, quando davanti ai quattro Zzzleepandgo – la nuova idea imprenditoriale dei giovanissimi Alberto Porzio, Matteo Destantini e Nicolas Montonati, sviluppata all’interno di Smart Up, l’incitatore di start up della Liuc – si è avvicinata una ragazza con un grosso trolley al seguito. Ventenne o poco più, ci è passata davanti, li ha scrutati, ha letto il pannello informativo, ha tentennato per qualche istante e poi ha deciso. Ha inserito la carta di credito, ha scannerizzato il proprio documento e in pochi semplici passaggi la porta si è aperta. Anziché sdraiarsi per terra sul duro pavimento o uscire dall’aeroporto alla ricerca di un albergo, ha deciso di trascorrere la notte a Malpensa dormendo in uno dei quattro Zzzleepandgo, cabine da 3 metri quadrati con prese per il telefono, il wi fi, un piccolo ripiano che fa da sedia (o scrivania) all’occorrenza, ma soprattutto un letto sopra cui riposare in totale privacy.
Se a Malpensa sono una novità assoluta, a Bergamo Orio al Serio sono state installate già da giugno 2015, ospitando, sostengono i promotori, circa 3mila clienti in un anno.
Lei si chiama Nicole, è di Ottawa e l’indomani si sarebbe imbarcata sul volo di Air Canada per tornare a casa dopo una lunga «e indimenticabile» vacanza in Italia. Perché ha deciso di dormire in uno di quei loculi 2.0, così come sono stati simpaticamente ribattezzati nel gergo aeroportuale? «Il mio, in verità, è un motivo molto banale», dice. «Ho il telefono morto e ho necessità di ricaricarlo. E così, quando ho visto che c’erano le prese e il wi fi, mi sono convinta a entrare». A dispetto di quanto si possa credere, la sicurezza, per una giovane canadese che si trova da sola a trascorrere la notte in un aeroporto a migliaia di chilometri da casa, è invece un aspetto secondario. «Certo – dice – mi sento più sicura», ma non è questo il motivo per cui ha deciso di investire nove euro all’ora, tanto costa Zzzleepandgo, per i suoi ultimi momenti di relax in aeroporto prima di imbarcarsi. E’ più la curiosità ad aver prevalso. Mai, prima d’ora, aveva visto qualcosa del genere («in Canada non esistono»), ma è rimasta talmente colpita che ha voluto testarli.
Li definisce «cool», ma poi aggiunge, «li voglio provare». E’ a quel punto che con un cenno della mano e un sorriso saluta le tre addette alle pulizie che non le hanno mai tolto gli occhi di dosso, trascina dentro il suo trolley e chiude la porta. E’ arrivato il momento di dormire. E sarà un’altra esperienza da raccontare nel suo «indimenticabile» viaggio in Italia.