L’esemplare in questione abita in Calabria e Basilicata, ma a “battezzarlo” è stato un team di ricercatori coordinati dagli esperti dell’Università dell’Insubria. A loro infatti si deve la scoperta dello scoiattolo meridionale (per la precisione, il nome scientifico è Sciurus meridionalis): si tratta di un “parente stretto” dello scoiattolo comune europeo, detto anche scoiattolo rosso (o Sciurus vulgaris), che è presente in tutto il resto d’Italia, ad eccezione di Sicilia e Sardegna. Questa nuova specie ha una caratteristica colorazione nera con il ventre bianco, a differenza dello scoiattolo comune europeo che ha una colorazione che può variare dal rosso-arancione al bruno scuro. La scoperta è arrivata al termine di tre anni di lavoro, con un approfondito studio genetico, morfologico ed ecologico: di fatto, si tratta di una specie a sé, mai catalogata, mentre prima si credeva fosse una sottospecie dello scoiattolo “nostrano”.
Quanti siano gli esemplari, è ancora da chiarire, di certo si tratta di una specie mai catalogata prima: «Non abbiamo ancora fatto un monitoraggio della popolazione, ma si tratta di un’attività che abbiamo già in agenda – spiega Adriano Martinoli, che insieme a Damiano Preatoni e Lucas Wauters fa parte dell’Unità di analisi e gestione delle risorse ambientali del Dipartimento di scienze teoriche e applicate dell’Università degli Studi dell’Insubria -. Si tratta comunque di una popolazione isolata, con un numero di individui certamente limitato».
Accanto alla soddisfazione per il grande traguardo scientifico, c’è subito l’apprensione per il futuro di questi mammiferi: «Purtroppo la scoperta della nuova specie che risulta essere un endemismo dell’Italia, ovvero una specie presente soltanto nel nostro Paese, una “esclusiva” tutta italiana – prosegue il professor Martinoli – ci spinge anche a evidenziare che la specie potrebbe già risultare a rischio di estinzione, sia per la riduzione degli habitat, sia per la competizione con le specie di sciuridi alloctone, ossia introdotte artificialmente dall’uomo, come lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) di provenienza nord americana e lo scoiattolo variabile (Callosciurus finlaysonii) dal sud est asiatico, delle vere e proprie forme di inquinamento biologico incentivate dall’uomo».
Ma questa nuova “famiglia” di scoiattoli è ancora tutta da studiare: «La certezza di trovarsi di fronte a una nuova specie è giunta dopo aver analizzato un grande quantitativo di dati genetici e morfologici – raccontano Martinoli e Wauters – che hanno consentito ai ricercatori del nostro gruppo integrato e multidisciplinare di giungere alla pubblicazione del lavoro su una rivista scientifica del settore teriologico (la teriologia è la scienza che studia i mammiferi, ndr) “Hystrix the italian journal of mammalogy”, che è la quarta al mondo per importanza tra tutte le riviste che si occupano di zoologia». Il gruppo di lavoro che è raggiunto questo risultato è stato coordinato dall’Università dell’Insubria e ha visto la collaborazione di studiosi di Università di Milano Bicocca, Università di Firenze, Museo La Specola, Università della Calabria, Museo di Storia Naturale della Calabria e Orto botanico, Cnr, Istituto per lo Studio degli Ecosistemi e Società Italiana per la storia della fauna “Altobello”. «In questi ultimi anni – conclude Martinoli – ci siamo occupati di attività di ricerca sul “nostro” scoiattolo e questo ci ha portato a collaborare con altri gruppi tra cui colleghi della Calabria, con i quali avevamo lavorato già in passato. Possiamo dire che questa scoperta rappresenta il clou del nostro percorso».