«Abbiamo organizzato questo incontro per trovare una posizione comune fra Regione, Parlamento, enti locali, associazioni e tutti i soggetti coinvolti, sul nuovo accordo Italia-Svizzera per l’imposizione fiscale ai frontalieri. Ci sono posizioni che condividiamo, come la cancellazione di iniziative che riteniamo discriminatorie nei confronti dei nostri lavoratori, l’impegno da parte del Governo di trasferire ai Comuni di confine lo stesso importo che cesserà con l’entrata in vigore dell’accordo, cioè i cosiddetti ristorni, e la garanzia per i frontalieri a non avere una pressione fiscale devastante rispetto alla situazione attuale». Lo ha detto il presidente della RegioneRoberto Maroni che ieri a Palazzo Lombardia ha partecipato con l’assessore regionale al Post Expo e Città metropolitana, Francesca Brianza, e il sottosegretario alla presidenza con deleghe all’Attuazione del programma e ai Rapporti istituzionali nazionali, Alessandro Fermi, agli “Stati generali sui lavoratori frontalieri”.
«Questo – ha sottolineato Maroni – è l’impegno comune e mi pare che tutti, a prescindere dal colore politico e dalla differenza di ruolo, condividano la necessità di procedere in questa direzione. Un lavoro che rafforza anche il ruolo del negoziatore italiano, in questo caso il Governo, nei confronti delle autorità elvetiche». Passi in avanti, insomma «ne abbiamo fatti – ha dettoAlessandro Alfieri, segretario regionale del Pd –. Il Governo non porterà in approvazione in aula il trattato finché non ci sarà la garanzia dell’interruzione da parte della Svizzera di ogni atto discriminatorio. Ora dobbiamo tener conto di alcune importanti richieste fatte dai frontalieri, ovvero avere diritti simili ai lavoratori italiani: maternità, disoccupazione, barriere ai licenziamenti facili. Maggiori tutele che potrebbero essere la soluzione anche al dumping salariale».
A Milano, sono intervenuti anche diversi amministratori varesini che tornano a casa con qualche preoccupazione ma tutto sommato rinfrancati dal confronto coi senatori Stefano Candiani,Andrea Mandelli, Giancarlo Serafini, Alberto Orellana, Laura Bignami, Mauro Del Barba e dai deputati Giancarlo Giorgetti, Nicola Molteni, Mauro Guerra e Maria Chiara Gadda: «Finalmente – ha detto Pietro Roncoroni, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’associazione Comuni di frontiera – abbiamo avuto un contatto diretto con una decina di parlamentari che poi dovranno votare l’accordo. Oltre alle parole ho apprezzato che al tavolo è stato portato un po’ di sano realismo e il cercare di fare fronte comune lascia ben sperare. Sulle franchigie, le tempistiche e l’extragettito sembra si sia in sintonia con le nostre richieste ma pensare che il fondo dei ristorni debba restare nelle mani di Roma resta un fattore di insicurezza». Per Maria Sole De Medio, presidente della Comunità montana del Piambello, «c’è ancora un po’ di confusione e non è stato raggiunto pienamente l’obiettivo nostro e della Regione ma, almeno, abbiamo aumentato la percezione del problema ai parlamentari che si sono confrontati con le istanze del territorio. Ora, ottenere un risultato totalmente soddisfacente è difficile, ma qualche in punto in più si potrà ottenere».