Turismo da rilanciare? «Ecco qual è il nostro piano»

La Provincia Varese - 21/11/2016

Varese vuole diventare una città turistica. Come lo spiegherà l’assessore Roberto Cecchi lunedì 5 dicembre, alle 18, in commissione cultura e turismo, quando illustrerà la “bozza delle linee generali di indirizzo del piano per il rilancio turistico della città di Varese”. I dettagli I dettagli del piano di indirizzo verranno svelati in commissione. Per il momento, l’assessore Cecchi anticipa quella che è la filosofia del progetto: «Si tratta di una cosa piuttosto complessa, che risponde al tentativo di far forza sull’organizzazione dei servizi, senza stravolgimenti. Varese avrà una struttura di regia in grado di mettere in sinergia le realtà esistenti, gestendole correttamente e organizzandole. Non punteremo su eventi spot che coprono un periodo limitato e che lasciano poco in mano alla città, nella convinzione che la quotidianità è un valore». Entrando un po’ di più nel merito del piano di rilancio turistico, il consigliere comunale di Progetto Concittadino Enzo Laforgia, che è presidente della commissione cultura, fa leva su due concetti chiave: «valorizzazione dell’esistente» e «coordinamento». «Cultura e turismo sono associati in questo piano, perché sin dalla campagna elettorale abbiamo espresso il bisogno di agganciare il turismo a una proposta forte sul piano culturale – spiega Laforgia – Questo nella convinzione che tali elementi possano contribuire al rilancio della città in un momento che si prospetta come strategico per Varese. Infatti, con l’inaugurazione entro un paio di anni dell’Arcisate-Stabio e con l’apertura di un polo scientifico tecnologico nell’area di Expo, la nostra città verrà a trovarsi in posizione centrale, su un asse che la collega con la Svizzera e l’Europa». L’analisi Laforgia fa anche un’analisi di quanto fatto nel passato per promuovere la città: «In questi anni ci sono stati mondiali di ciclismo, Expo, i mondiali di canottaggio. Non mi pare che Varese abbia colto queste opportunità per un rilancio in termini culturali e turistici. Altre città hanno saputo fare proposte interessanti, come per esempio mostre ed eventi di richiamo. Adesso non abbiamo grandi eventi alle porte, ma dobbiamo rendere Varese una meta interessante». Tutto, secondo Laforgia, senza doversi inventare niente. «Abbiamo già gli elementi. Per esempio, la relazione tra lago e Sacro Monte, i poli museali e il paesaggio. Si tratta di elementi attrattivi specialmente per quella quota di turisti che proviene dall’Est Europa e dal Nord Europa. Vogliamo fare una proposta forte, ma senza pensare a eventi costosissimi che nascono e muoiono nello spazio in cui vengono posti in essere. Stiamo elaborando una promozione organica su cui costruire, in modo continuativo, il rilancio turistico di Varese». La situazione di partenza, secondo Laforgia, non è rosea: «Varese, nonostante le occasioni che ha avuto, è rimasta una località di transito. Chi arriva qui nel fine settimana non trova molto al di là di mercatini e macchine d’epoca. Bisogna creare un’offerta di qualità permanente. Pensiamo alle piste ciclabili e ai musei: elementi che possono essere attrattivi, ma che non dialogano tra di loro, per cui capita che le persone arrivino a Varese appositamente per villa Panza e che, terminata la visita della mostra, tornino a casa. Dobbiamo mettere insieme le competenze per far sì che le cose cambino».

 

«Coinvolgere le associazioni locali» Longhini elenca i successi passati

«Ritengo prioritario il coinvolgimento delle associazioni locali, senza di questo è difficile mettere insieme un piano organico che possa puntare al rilancio turistico della città». Questo è il parere di Simone Longhini, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale e membro della commissione cultura, che continua: «Il mio suggerimento è ascoltare le associazioni più rappresentative di ogni settore. Il piano di rilancio non deve essere una cosa calata dall’alto». Rispetto alle critiche mosse da Laforgia rispetto a quanto fatto negli anni passati per il rilancio di Varese, Simone Longhini, che è stato assessore alla cultura durante la giunta Fontana, afferma: «In parte le occasioni sono state sfruttate: le persone che sono venute sul territorio torneranno nella misura in cui hanno trovato servizi accessibili e posti belli da visitare. Ma non bisogna fermarsi, bisogna essere competitivi in un settore in cui la selezione è fortissima. Ai turisti vanno fatti trovare servizi di eccellenza, cosa che si può fare solo mettendo in sinergia amministratori, albergatori e ristoratori». Anche Longhini pensa che gli eventi spot non lasciano il segno e che sia meglio investire sulla continuità: «Si può fare una mostra anche bella, ma poi resta un sasso lanciato nello stagno. Il sindaco Galimberti in campagna elettorale ha parlato della possibilità di portare opere fiorentine al Sacro Monte. Io penso che sia meglio puntare sulla realtà locale, legata al nostro territorio, visto che di cose belle ne abbiamo». L’ex assessore elenca alcuni obiettivi raggiunti nel suo mandato: «Abbiamo messo in rete i musei, progetto che è stato finanziato dalla Regione con 300 mila euro. Stavamo lavorando all’idea di estendere quella rete alle realtà del nord della Provincia, con l’obiettivo di cercare forme di finanziamento sempre più ampie. Abbiamo poi lavorato sui beni Unesco, come l’Isolino Virginia. Mi fa piacere leggere che l’assessore Cecchi, in conferenza stampa, parlando dell’Isolino, abbia fatto numeri importanti. Ma se all’Isolino c’è un ristorante che funziona e un nuovo pontile è merito dell’amministrazione precedente. L’assessore avrebbe potuto riconoscere il nostro merito, ma non importa. A me interessa che il sito Unesco sia stato valorizzato e che le persone lo frequentino».