Il futuro della Gallazzi, storica azienda cittadina, è approdato anche in consiglio comunale. Il pretesto per la discussione è stata una interrogazione del gruppo Partecipare Insieme 2.0 del quale fa parte anche l’ex assessore alle attività produttive Sergio Beghi. Proprio lui, qualche anno fa, aveva seguito i vari passaggi che hanno portato alla acquisizione della fabbrica tradatese (e di un sito industriale che ha sede in Gallarate) da parte di una multinazionale con sede in Belgio. L’interrogazione aveva lo scopo di capire quale fosse lo stato dell’arte e allo stesso sollecitare l’attuale maggioranza affinché si attivasse per capire se tutti gli impegni presi al momento dell’acquisizione fossero stati mantenuti soprattutto per la parte che riguarda gli investimenti e di riflesso il mantenimento e possibilmente l’incremento dei posti di lavoro. Ma è di questi giorni la notizia che la vicenda, che aveva preso il via a dicembre con la richiesta dell’azienda di mettere in mobilità una trentina di persone, sembra davvero arrivata al termine. L’azienda, secondo quando si apprende dal municipio, ha raggiunto accordi individuali, dunque senza una intesa con le organizzazioni sindacali che in questi mesi si sono battute al fianco dei lavoratori e che hanno sostenuto come si sarebbe potuta trovare un’intesa con 30 persone che hanno accettato di andare in prepensionamento oppure con proposte per uscite volontarie.
«Uno degli aspetti di questa lunga e tormentata vicenda – le parole di Vito Pipolo, assessore che con il sindaco Dario Galli ha seguito quotidianamente l’evolversi della situazione – si è concluso ma l’amministrazione ribadisce il suo impegno in difesa dell’occupazione: questo territorio non può permettersi di perdere neppure un posto di lavoro». E aggiunge: «Spero che adesso si apra una fase nuova e ulteriore in quanto l’azienda ha già investito 9 milioni di euro e ne spenderà altri tre per lo sviluppo dello stabilimento di Tradate assicurando così un futuro più certo per quanti sono occupati alla Gallazzi, per le loro famiglie e per il territorio. Si tratta di un investimento consistente tenendo conto che la multinazionale proprietaria di 35 siti produttivi in tutto il mondo ha deciso di investire qui. Sarebbe stato meglio se questa vertenza non si fosse mai aperta solidarizzando così con chi, in qualche modo, è uscito dal ciclo produttivo». Una vicenda, quella della Gallazzi, lunga quasi quattro mesi e caratterizzata, fra l’altro, da una lunga serie di manifestazioni, a cominciare dai picchetti ai cancelli della fabbrica di via Salvador Allende, il coinvolgimento, per quanto di sua competenza, dell’amministrazione comunale dei commissari che fanno parte della commissione sviluppo economico e politiche del lavoro per finire a diversi incontri convocati in Regione.