Tra silenzio e preghiere Un altro modo di fare turismo in regione

Corriere della Sera - 03/08/2016

Un eremo aggrappato alla roccia: Santa Caterina del Sasso, luogo di spiritualità dove vivere una vacanza in preghiera. A Leggiuno, in provincia di Varese, è stata realizzata una foresteria con 6 stanze e 14 posti letto, a pochi metri dall’eremo abitato da monaci benedettini, una delle perle spirituali della Lombardia. A picco sul Lago Maggiore, il monastero è una metà ambitissima (e per ora proibita) di chi vuole trascorrere soggiorni religiosi. La Provincia di Varese ha però realizzato una struttura nei pressi della chiesa, perché la congregazione religiosa, in quegli angusti spazi, consente solo l’ingresso ai turisti ma non il pernottamento. In altri luoghi, invece, vivere come un monaco è possibile. Al Sacro Monte di Varese, il monastero abitato dalla suore di clausura (romite ambrosiane) è ancora oggi una metà nascosta del pellegrinaggio silenzioso. Ma c’è una regola da seguire: «Accettiamo solo poche persone — spiega la madre superiora Suor Maria Pia — e devono essere molto motivate. Offriamo silenzio, preghiera e null’altro. È una possibilità che non abbiamo mai pubblicizzato, perché non si tratta di turismo». Il monachesimo al Sacro Monte è un’esperienza suggestiva. Si recitano i vespri e le lodi mattutine con le suore di clausura, divisi da una grata.

Un altro luogo della spiritualità lombarda è l’abbazia di Chiaravalle, a Milano, antico centro dei cistercensi nel capoluogo, dove si prega e si dorme, a offerta libera, singolo o gruppi, per periodi brevi o lunghi. Lavoro manuale e preghiera. Esperienze come queste, sono tutte recensite da un sito, www.ospitalitareligiosa.it, una onlus che collabora con la Diocesi di Milano e la Cei, e che ha creato un portale per aiutare i turisti a mettersi in contatto con queste realtà. In Lombardia ci sono 395 strutture recensite. Si va dalla Villa dei Padri Barnabiti a Gandellino (Bergamo) che accoglie fino a 190 persone, alla Casa di Temù in Valcamonica (Brescia) con 55 posti letto, o la casa Don Guanella di Ispra (Varese), un ex seminario, o ancora a Introbio (Lecco) la casa Pio X per le vacanze di gruppo. Le province più ricche di monasteri e accoglienza sono Brescia 95) e Bergamo (84). I posti letto regionali stimati sono 26mila e 600. Le strutture gestite direttamente da religiosi sono 101, mentre 76 accettano ospiti per turismo e vacanze, 16 sono sui laghi e 55 accolgono gli scout. In Italia il sito ha censito 4509 strutture. In Lombardia, si diceva, ce ne sono 395, il 9%, terza regione dopo Lazio e Toscana. «Uno dei fattori che ha favorito il turismo religioso — spiega Fabio Rocchi coordinatore del sito — è la crisi delle vocazioni, che ha determinato la liberazione di molti spazi nelle strutture religiose, che oggi si cerca di riutilizzare. I prezzi sono buoni e i monasteri usano quelle entrate per le loro missioni. Spesso si paga con offerta libera».

Le esperienze forse più note in Italia sono quelle della comunità monastica di Bose a Magnano (Biella) o Assisi per i percorsi di fede francescana. Il punto fondamentale tuttavia è distinguere tra il turismo religioso e la vita monacale. Per questi ultimi, conta di più presentarsi di persona in un convento e chiedere ospitalità: sarete sottoposti a una sorta di valutazione individuale. Ma una volta accettati, l’esperienza monastica sarà totale.