Il cantiere procede, i lavori di rispristino della piazzola per gli aerei sono terminati, nuovi macchinari ai check-in sono stati installati, le zone commerciali dove apriranno i negozi sono praticamente pronte. Sì, perché il terminal 2 dell’aeroporto intercontinentale di Malpensa sta per il riaprire, ma il rischio che il 31 maggio, data in cui lo scalo sarà di nuovo operativo dopo tre anni di chiusura dovuti alla pandemia, manchi il personale di terra e i dipendenti di ristoranti e bar è alto.
«Sarà un’estate difficile»
Negli ultimi mesi, infatti, è stato sottolineato più volte da diverse sigle sindacali il problema della mancanza di nuovi dipendenti che dovrebbero far parte dell’organico del T2 e di molti che servirebbero per arricchire le fila al T1. E dal quel che si vede sulle pagine social dedicate a Malpensa, sui siti delle agenzie per il lavoro e negli spazi dedicati delle varie società che operano in ambito aeroportuale gli annunci si susseguono: si cercano agenti di rampa e di sicurezza ai controlli, impiegati alla ristorazione, al carico e scarico bagagli, addetti alle pulizie. Ma la carenza resta e ormai manca davvero pochissimo. «Sarà un’estate davvero difficile per l’aeroporto perché le persone che accettano di lavorare alle condizione attuali sono sempre di meno: part time di 4 o 6 ore che poi diventano sempre di più, turni disorganizzati
che non permettono di pianificare le giornate, orari assurdi», afferma Mazia Pulvirenti, segretario generale di Nidil Varese, categoria della Cgil che rappresenta e tutela i lavoratori somministrati.
Non si trovano addetti ai bagagli
«Le agenzie di lavoro stanno cercando da mesi per conto delle società di handling, ma se queste ultime
prospettano contratti a tempo determinato e stagionali spesso sottopagati o periodi di stage senza nemmeno il parcheggio pagato sarà sempre più difficile trovare personale sia per il terminal 2 sia per lo scalo principale. E a oggi, infatti, la quota di dipendenti necessaria è ancora lontana dall’ideale».
A confermare, seppure non in via ufficiale, la difficoltà di trovare personale sono anche alcune agenzie per il lavoro che hanno l’incarico di assumere per conto delle aziende di handling e di ristorazione
nell’aeroporto; le figure più complicate da reperire sarebbero gli addetti allo scarico e carico bagagli mentre meno difficoltà per gli impiegati ai check-in. «Le agenzie di lavoro somministrato non sono coinvolte in questo gioco al ribasso», spiega Pulvirenti.
«Sono i loro utilizzatori, in questo caso le società che operano a Malpensa, a provocare questo fuggi fuggi dallo scalo. Per fare un esempio, non è possibile non assegnare nemmeno la divisa ai precari: però, visto che hanno un contratto che scade in breve tempo e nella maggior parte dei casi non viene
rinnovato se non di un paio di mesi, alla società non conviene fornirgliela. Ma si esige un abbigliamento
adatto e i neo assunti sono costretti a comprarsela».
Prima del Covid 4mila presenze
Al terminal 2 gravitavano, prima della chiusura, dalle 4.000 alle 6.000 persone: molte sono state messe in
cassa integrazione, altre sono state trasferite al T1 e altre ancora hanno deciso di cambiare occupazione.
Ora l’organico va ripristinato e anche se la maggior parte dei dipendenti che si occuperanno dei servizi
aeroportuali – come gli agenti di rampa – verrà trasferita dal terminal 1 è necessario che gli operatori del
settore commerciale vengano assunti ex novo. Si tratta di circa 500 persone che le agenzie cercano di trovare non senza difficoltà.