Tassa sul rumore, il Cuv non demorde e va a batter cassa alla nuova giunta regionale guidata da Attilio Fontana: «Un piccolo sforzo per le compagnie, una grande boccata d’ossigeno per i Comuni attorno a Malpensa». Riparte la battaglia per chiedere l’applicazione dell’Iresa, l’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili, sintetizzata nelle parole del sindaco di Ferno Filippo Gesualdi, presidente di turno del Cuv, il consorzio dei Comuni di sedime. E se riporta alla mente la celebre frase dell’astronauta Neil Armstrong («un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità») è solo perché per i Comuni dell’intorno dello scalo portare a casa le risorse che spettano loro ha il sapore di una sfida epica, quasi come la conquista della Luna. Vale da anni per l’introito dell’addizionale comunale sui diritti d’imbarco (6,50 euro di cui poche decine di centesime versate, con ritardi mostruosi, agli enti locali aeroportuali), ma anche per la cosiddetta tassa sul rumore, altra occasione mancata per rimpinguare le casse dei Comuni di sedime.
Ora il Cuv però vuole tornare alla carica, lo annuncia il presidente Gesualdi: «Intendiamo portare la questione Iresa sul tavolo di Regione Lombardia – riferisce il sindaco di Ferno – l’imposta fu sospesa nel 2013 perché Malpensa versava in una situazione di grave difficoltà a causa della vicenda Alitalia. Ora però quella crisi si è assorbita, anzi stiamo assistendo ormai da tempo a notevoli miglioramenti dal punto di vista dei voli e dei passeggeri in transito a Malpensa. La motivazione della sospensione ormai è venuta meno». Così i Comuni vorrebbero poterne beneficiare, come già accade in altri scali, a partire da Fiumicino: «Faremo pervenire sul tavolo della nuova giunta Fontana la richiesta di reintrodurre l’Iresa – fa sapere il presidente di turno del Cuv – ci sembra una richiesta ragionevole e responsabile: l’imposta non inciderebbe in modo sostanziale sul trasporto aereo, dato che l’importo pro passeggero è sostenibile e verrebbe assorbito senza problemi dalle compagnie, mentre per i nostri Comuni sarebbe un’importante boccata d’ossigeno».
L’importo dell’Iresa, stabilito da una legge nazionale risalente al 2000, non può superare i 50 centesimi di euro per tonnellata, con una differenziazione basata su vari parametri, tra cui se l’aereo è in decollo o in atterraggio, diurno o notturno. Attualmente è in vigore in tre regioni: Lazio (circa 15 milioni di euro di incassi), Campania e dall’anno scorso il Piemonte. Gli introiti servirebbero a finanziare interventi di completamento dei sistemi di monitoraggio acustico, di disinquinamento acustico e gli indennizzi delle popolazioni residenti nelle zone dell’intorno aeroportuale, peccato che in Lombardia non siano mai stati incassati. E nei mesi scorsi, le ripetute richieste di ripristino dell’Iresa sono state bocciate senza appello dalla maggioranza che governa Regione Lombardia, con la Lega sugli scudi (l’assessore al bilancio Massimo Garavaglia, ma anche il consigliere del territorio Giampiero Reguzzoni che intervenne in aula per respingere un emendamento ad hoc), ora il Cuv confida che si possa riaprire la discussione. «Il rumore di Malpensa è un problema concreto – ricorda il sindaco Filippo Gesualdi – lo sentiamo noi che viviamo nei Comuni che stanno sotto le rotte, non certo a Milano».