«Su piazza e teatro non si gioca»

La Prealpina - 25/11/2016

Alla lettera inviata lunedì pomeriggio dal sindaco di Varese, Davide Galimberti, il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, ha risposto ieri mettendo nero su bianco un documento che trasmetterà probabilmente oggi a Palazzo Estense. La questione riguarda l’accordo di programma per la riqualificazione di piazza Repubblica e dell’ex caserma (fase uno), e la costruzione del nuovo teatro con sistemazione del comparto universitario di via Ravasi. Il sindaco di Varese ha lanciato un appello affinché partano in fretta gli interventi del primo lotto, dirottando magari su questi i fondi pubblici destinati al secondo.

La lettera di Galimberti è stata perentoria nei contenuti, così come il suo annuncio la settimana precedente in Consiglio comunale: «Devono partire i lavori su caserma e piazza». Maroni, ieri, si è dichiarato molto sorpreso da queste dichiarazioni. «Ho parlato con Galimberti domenica, gli ho ribadito come stanno le cose e mi era sembrato d’accordo nelle valutazioni. Poi, il lunedì mi arriva questa lettera. Francamente non capisco». Un passo indietro. Il governatore ricorda che l’ultima riunione della segreteria tecnica sull’accordo di programma si è riunita «il 7 novembre, non il 7 marzo». E da questa sarebbero emerse indicazioni «chiare».

Il Comune ha esplicato l’intenzione di rinunciare al teatro per concentrare il masterplan sulla piazza e sulla Garibaldi. «L’avvocatura regionale – spiega ora Maroni – ha fatto presente che questo non è possibile da un punto di vista giuridico. Non si può cambiare un contratto, si può al limite chiudere e rifarlo». Dal verbale della seduta, il presidente della Regione legge testuale il passaggio in cui la Provincia (altro parte dell’Adp) dichiara invece di essere favorevole a portare avanti «l’accordo di programma nella sua totalità». Il “nodo” sarebbe dunque nella modifica del piano: cancellare la fase due è possibile ma, secondo la Regione, «secondo i nostri professionisti e non il parere di Maroni» osserva il governatore, occorre mettere a punto un nuovo accordo di programma. E quindi: «Lanciare, come fa il sindaco di Varese, appelli per far partire subito i lavori, è davvero fuori luogo». «Abbiamo chiesto al Comune di farci avere la nota delle spese finora sostenute e soprattutto una delibera in cui dichiari ufficialmente di voler rinunciare al teatro, se questa è davvero l’intenzione dei nuovi amministratori. Io accetto che si cambi idea, per carità, ma lo si deve dire chiaramente, nero su bianco. In questo modo, andremo a valutare la possibilità di un nuovo accordo di programma più restrittivo».

«Se dessimo il via ai lavori che vuole il Comune, ignorando i contenuti dell’intero accordo di programma, ci troveremmo una valanga di ricorsi. E io non intendo violare la legge». La fase due è diventata giuridicamente impraticabile, per ciò che riguarda il teatro, a seguito della legge, da pochi mesi entrata in vigore, che rovescia sul privato – nei project financing, ovvero le opere fatte insieme agli enti pubblici – il 70% dell’onere finanziario. L’Adp sottoscritto da Regione, Comune e Provincia di Varese, e Università dell’Insubria, prevede invece un 30% di contributo da parte del finaziatore privato. Maroni: «Innanzitutto precisiamo che è una legge di Renzi. Se vogliamo proseguire con questo accordo di programma, e quindi realizzare tutte le opere previste, bisognerà trovare una soluzione, cercare nuove risorse». La legge è successiva perà alla firma dell’Adp varesino… «Sì, e noi nostri uffici legali stanno esaminando il discorso della retroattività o meno. Ma temo che sia retroattiva».

Morale: «Alle polemiche non rispondo con polemiche, preferisco concentrarmi sulle cose da fare. Non accetto però che si giochi a scaricare le responsabilità sulla Regione. Il Comune deliberi che cosa intende fare: se non vuole più il teatro, bene, andremo a ridiscutere l’accordo di programma. Ma non ci chieda scorciatoie, truffe o violazioni di legge».