Strage di piccoli artigiani Meno 20mila in dieci anni

La Prealpina - 20/09/2017

In dieci anni si sono perse 20mila imprese artigiane e sono diminuiti del 45,4% gli imprenditori under 35, mentre è cresciuta la quota degli autonomi over 55 (+15,4%). Sono invece in aumento le Srl, gli investimenti in tecnologie digitali e le esportazioni del Made in Lombardia. Un mondo meno numeroso e più maturo, ma anche più strutturato, quello fotografato dal Rapporto 2017 “Osservatorio Pmi” Lombardia, presentato ieri da Confartigianato. Le piccole e medie imprese lombarde hanno avvertito il peso di due recessioni ma stanno cogliendo, per garantirsi continuità e crescita, le opportunità dei nuovi mercati e delle nuove tecnologie: il 67,7% degli artigiani prevede infatti di effettuare investimenti nel prossimo biennio, e di questi quasi 7 su 10 hanno in programma almeno un investimento in tecnologie digitali.

È questo il quadro che emerge dal settimo Rapporto dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia “Dal tramonto all’alba: Com’è cambiato l’artigianato lombardo, dopo una notte lunga 10 anni”, presentato ieri mattina a Palazzo Pirelli. Un quadro su cui arriva l’analisi di Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese: «Cosa hanno insegnato questi anni di crisi alle imprese? E cosa hanno insegnato alla politica, al legislatore e alle pubbliche amministrazioni?

Perché questo è il punto, e lo dico ancora una volta con la chiarezza di chi è prima di tutto imprenditore: rilevano i dati che le imprese, quelle sopravvissute al doppio tsunami della rivoluzione economica, sono cresciute, si sono internazionalizzate e digitalizzate. Hanno incrementato la sensibilità nei confronti dei percorsi formativi e dell’interazione con i giovani, a partire dalle scuole (apprendistato e alternanza scuola-lavoro) e dalle università (apprendistato di terzo livello), e hanno incluso web e social nella propria strategia di marketing e vendita. Hanno avviato un processo di avvicinamento alle applicazioni più concrete del Piano Nazionale Industria 4.0». Poi la critica al sistema Paese: «Spiace tuttavia constatare che la Pa non ha saputo, in questi anni, rispondere altrettanto efficacemente alle sfide della crisi. Restano, infatti, inaccettabili gap competitivi legati a un livello di tassazione nettamente superiore alla media europea, agli eccessivi costi dell’energia elettrica e alle 240 ore richieste alle imprese per pagare le imposte (il 46,9% in più della media Ocse di 163 ore)».