Le accuse sono di truffa e peculato, e la Procura di Varese è pronta a chiedere il rinvio a giudizio. Gli accertamenti che hanno portato a iscrivere nel registro degli indagati Paola Della Chiesa, 42 anni, ex direttore dell’Agenzia del Turismo della provincia di Varese, sarebbero scattati da un esposto presentato a settembre dal presidente Gunnar Vincenzi sulla scorta di criticità evidenziate dal liquidatore dell’ente. Nel mirino della Digos, guidata dal commissario capo Gianluca Solla e coordinata nell’indagine dal pm Massimo Politi, sono finite presunte spese fatte da Della Chiesa nell’arco di cinque anni, ossia il periodo di mandato alla dirigenza dell’organismo provinciale: stando a quanto trapelato, si tratterebbe di una cifra di oltre 30mila euro, riconducibile ad esempio a cene pagate con soldi dell’Agenzia, di cui però non ci sarebbero pezze giustificative o comunque non sarebbero adeguatamente documentate. L’iscrizione nel registro degli indagati risalirebbe a circa un mese e mezzo fa ma solo ora è giunta la notizia, a cui tra l’altro seguirebbe già la richiesta di rinvio a giudizio presentata dal pubblico ministero Politi. E se di quest’ultimo passaggio il difensore di Della Chiesa, l’avvocato Federico Cecconi, noto legale milanese, afferma di non avere avuto alcuna comunicazione ufficiale a riguardo, sull’indagine in corso non fa alcun mistero ma sottolinea come le accuse siano infondate e annuncia battaglia: «Il più rapidamente possibile –ha affermato l’avvocato – procederemo a presentare alle autorità competenti memorie difensive con documentazione a corredo per dimostrare l’inconsistenza delle contestazioni fatte alla dottoressa Della Chiesa».
Insomma, secondo il legale la sua assistita non avrebbe commesso alcun illecito e soprattutto sarebbe pronta a spiegare punto su punto che quelle spese non erano affatto ingiustificate bensì rientravano nella normale attività istituzionale richiesta dal suo incarico di direttore dell’Agenzia del turismo.
Ma ormai da tempo i rapporti tra la nuova gestione di Villa Recalcati – a guida centrosinistra – e Paola Della Chiesa, che invece fu “arruolata” all’epoca della precedente gestione leghista di Dario Galli, sono ridotti ai minimi termini. Risale ad appena un paio di settimane fa lo scontro a distanza tra il presidente Gunnar Vincenzi e l’ex direttrice: il 4 maggio scorso infatti il liquidatore dell’Agenzia del Turismo aveva depositato in Tribunale l’istanza di fallimento, all’indomani dell’assemblea dei soci dell’ente, dove l’Amministrazione provinciale aveva comunicato «l’impossibilità per legge di far fronte ai debiti dell’Agenzia stessa». Da qui, appunto, la dura presa di posizione di Vincenzi: «Abbiamo approvato l’ultimo bilancio dell’Agenzia del turismo, che evidenzia un passivo di 128 mila euro». Ma il presunto debito attribuito alla sua gestione aveva innescato l’altrettanto dura replica di Paola Della Chiesa: «Fino a quando ho lasciato l’Agenzia, oltre un anno fa, il bilancio ha sempre chiuso con un utile per tutti gli esercizi in cui sono stata direttore. Quindi, quello che c’è stato dopo non è mia responsabilità». Di più: «Aggiungo che tra le passività, come vengono definite, ci sono circa 28mila euro del mio Tfr, che mi pare rappresentino un diritto di ogni lavoratore – aveva rimarcato -. Peccato solo non mi sia mai stato corrisposto: dopo sedici mesi di attesa, cause legali e decreti ingiuntivi, sono ancora qui che attendo. Ma questo aspetto non l’ha considerato nessuno. Ho dovuto pure far scrivere dagli avvocati anche per avere il Cud, che alla fine mi è stato mandato, ma non corretto». Ora, con le accuse di truffa e peculato mosse dalla Procura in seguito all’esposto, un nuovo passaggio dell’intricata vicenda.
«Non ne so nulla, situazione strana»
Paola Della Chiesa giura di non saperne niente: «Ho appreso del presunto provvedimento giudiziario a mio carico dai giornalisti che mi stanno cercando in queste ore. Io non ho ricevuto alcuna notifica e nemmeno il mio avvocato che ho subito chiamato al telefono. Posso dire che si tratta di una situazione quantomeno strana?». Certo, può dirlo. Se questa è la realtà. Tuttavia da tempo (oltre un anno, cioè dalla fine di quella esperienza) il nome della ex direttrice dell’Agenzia del Turismo si trova nell’occhio del ciclone. Per dichiarazioni di pubblici amministratori della Provincia contrari al suo operato e per contro-dichiarazioni della diretta interessata, più volta punta sul vivo a proposito di questa o quella scelta gestionale.
Anche in questa occasione l’interessata ribadisce un concetto sul quale insiste da sempre: «L’Agenzia non è fallita, come invece si continua a scrivere. Fino a quando ci sono stata io i conti erano in ordine». Fatto sta che l’ente, preposto sino ad un anno e mezzo fa allo sviluppo del settore turistico nel Varesotto, non c’è più, assorbito in seno alla Provincia; rimangono, invece, domande e dubbi sulle spese di gestione che l’hanno accompagnato ai tempi in cui Villa Recalcati aveva Dario Galli come presidente. E l’Agenzia era la diretta emanazione della giunta a guida leghista. Dapprima in parternariato con la Camera di Commercio e poi da sola, dopo che l’ente camerale ha preferito defilarsi senza per altro precisarne nel concreto le motivazioni. Fu un duro colpo per l’Agenzia e per chi la guidava, sia sotto il profilo dell’immagine sia sotto quello di un canale finanziario che andava a chiudersi; ma il lavoro è andato avanti ugualmente tra belle manifestazioni da organizzare sul territorio (le gare internazionali di canottaggio, per esempio) e lanci pubblicitari, anche all’estero, all’insegna di “Varese land of tourism”. Al centro dell’inchiesta che chiama ora in causa Paola Della Chiesa c’è una cifra che si attesta sui 30mila euro di spese “ballerine“: «Continuo a sostenere che non ne so nulla. Rimango in attesa di una comunicazione ufficiale – ribadisce l’interessata, che però aggiunge -: se verrà la conferma, si tratterà dell’ennesimo sgarbo nei miei confronti». Da parte di chi, non è dato sapere. Di sicuro c’è che la matassa del dopo-Agenzia si va facendo sempre più ingarbugliata e promette di non dipanarsi con la sua liquidazione. Tra dubbi di natura economica e ombre lunghe della politica.
Nata in vista di Expoma chiusa poco prima
L’Agenzia del Turismo fece il suo debutto nel febbraio di sei anni fa, come cura ricostituente che Provincia e Camera di commercio decisero di somministrare al settore delle vacanze “made in Varese.” L’esordio fu subito con la partecipazione alla Borsa internazionale del turismo di Milano, nello stand della Regione Lombardia, alla Fiera di Rho-Pero. A dirigere questo nuovo organismo fu chiamata Paola Della Chiesa, con precedenti esperienze lavorative nel settore del marketing, anche per aziende importanti come Whirlpool. Le attività furono orientate fin da subito alla proiezione del territorio verso l’evento per eccellenza, quell’Expo del 2015 che avrebbe poi dovuto catalizzare alle latitudini varesine migliaia di turisti. Ma nell’ottobre del 2012 fu formalizzato il divorzio consensuale tra Provincia e Camera di Commercio, con la formalizzazione del passaggio alla Patrimoniale di Villa Recalcati delle quote societarie detenute dall’ente camerale. All’inizio dello scorso anno, dopo quasi cinque anni di attività, dalla Provincia – passata nel frattempo dalla guida di centrodestra a quella di centrosinistra – è arrivato infine l’annuncio che l’Agenzia sarebbe stata chiusa.