Parola d’ordine: inclusione
Questa la ricetta degli Special Olympics, la cui edizione regionale estiva si svolge proprio qui in provincia, tra Varese, Gallarate, Tradate, Casorate Sempione e Arsago Seprio: 683 partecipanti e almeno 2.500 persone che gravitano attorno alla manifestazione tra volontari e familiari. Ma i numeri non rendono ragione delle emozioni, di quella rivoluzione culturale che un’iniziativa del genere può innescare all’interno dell’area dove si svolge. Insomma, come tutti quanti hanno auspicato, i Giochi diventano la chiave per costruire una società diversa, fatta non di integrazione ma di vera e propria «inclusione», così come sosteneva cinquant’anni la fondatrice della rassegna, l’americana Eunice Kennedy Shriver.
Non un evento fine a se stesso
A condurre la presentazione in municipio è Antonio Laurenzano dei Lions che ricorda, tra l’altro, come l’inno Fun-tastic sia stato composto dall’autore che ha vinto Sanremo l’anno scorso, cioè Luca Chiaravalli con Andrea Bonomo e Gianluigi Fazio. Onori di casa del sindaco Andrea Cassani, poi tocca a Giulio Velati, responsabile regionale degli Special. Fa il punto organizzativo e fa capire perché questo è solo l’inizio: «La manifestazione non deve diventare un evento fine a se stesso. Terminati i Giochi comincerà il vero lavoro nelle scuole, nelle associazioni sportive, nel volontariato». Fondamentale diventa il coinvolgimento: delle persone e delle città.
Un volo che libera dalle catene
Da Gallarate, allora, l’attenzione si sposta su Varese dove grandi risorse sono state investite sulla cerimonia inaugurale. La super coordinatrice (così viene definita) Lella Ambrosetti spiega: «Una città per crescere deve porsi delle domande e migliorare la vita di tutti, combattendo i pregiudizi». E come? «Permettendoci di guardare la vita e il mondo sotto un altro punto di vista». Ecco svelato il segreto degli Special Oympics, riassunto nel tema del “Volo” che sarà alla base della cerimonia inaugurale. Come dire: liberiamoci dalle catene che ci tengono imprigionati e lasciamo che siano il cuore e le emozioni a guidarci. Sembra facile.
Contro la logica del bullismo
Lo spirito della grande kermesse viene spiegato dal prevosto, don Ivano Valagussa: «Ci sono incontri nella vita che ti cambiano. Special Olympics è uno di questi. Sono un regalo che non ti aspetti. È gratuito ma ti permette di aprire gli orizzonti, di farti coinvolgere in una visione di vita completamente diversa». Il tutto tenendosi alla larga dagli stereotipi: «Ora la società ti dice: o fai 100 o non vali nulla. Oppure: per contare devi competere con gli altri in maniera a volte spietata. Ma è proprio in un contesto del genere che bisogna recuperare le relazioni di gratuità che mantengono unita la società. Abbiamo tanto bisogno degli Special Olympics come buon antidoto per tanti ragazzi e adulti che vivono nella logica del bullismo».
Dare il meglio di sé
Non resta che attendere il grande inizio della festa che non è competizione sportiva intesa nel senso stretto del termine ma semplice confronto in cui ognuno cerca di dare il meglio di sé e permette, ha auspicato Daniele Guidetti dei Lions, «di rendere queste persone sempre più autonome». Una sfida da vincere. Tutti insieme.