Altro che finale di tappa, «questo è un trampolino». Lo ripete da tempo l’assessore allo Sport Luisa Savogin, che se non ha perso qualche chilo, di certo negli ultimi mesi ha perso un sacco di ore di sonno saltando da un’iniziativa in palestra ai campi da gioco, nelle piazze e ai tavoli istituzionali per seguire la
preparazione dei mille eventi che hanno fatto da cassa di risonanza in vista dell’arrivo del Giro.
«Ci vogliono cento occhi», dice a spiegare la fatica che oggi sembra già quasi dimenticata.
«Si sono mobilitati tutti, una città intera si è mossa per un progetto comune, anche quelle persone che non sono appassionate di ciclismo», rimarca.
Così da domani si ripartirà da quello che si è costruito per avvicinarsi alla festa di oggi: il gioco di squadra. «Camera di commercio ci è stata tanto vicino, il distretto del commercio ha fatto molto».
Ma tanto è stato realizzato anche attraverso le piccole cose messe insieme con l’apporto di tutti. Questo forse è il risultato che Savogin celebra più di altri, perché Cassano è una città piccola rispetto ad altri centri che hanno accolto o accoglieranno la carovana rosa in questa edizione del Giro.
Piccola eppure «c’è tutto» ed è questa specificità della provincia che oggi si mette in mostra. «Chi si aspetterebbe di trovare un asilo come l’Aquilone?», rimarca l’assessore. Una materna che ha fatto la storia
dell’architettura sui libri universitari e porta la firma di un architetto cassanese, Carlo Moretti. Oppure un’antica chiesa trasformata in cooperativa che è tornata a mostrare i propri tesori artistici grazie all’intraprendenza di alcuni amici che negli anni Ottanta andarono di notte a picchettare i muri già destinati all’abbattimento per cercare tracce del passato. Oppure ancora la storica scuola di disegno. «Abbiamo realizzato pannelli con QRcode che raccontano la storia di tutti questi luoghi», spiega. «Queste cose restano».