Sì al Masterplan, nì ai 44 ettari

La Prealpina - 26/02/2023

Dopo giorni in cui voci e ipotesi si sono rincorse, arriva la conferma: il Masterplan 2035 è stato approvato. Il progetto, che prevede l’ampliamento e lo sviluppo dell’aeroporto intercontinentale di Malpensa, ha avuto il via libera dalla commissione che aveva l’incarico di valutare il suo impatto ambientale, ma con alcune riserve. Se i lavori che interesseranno le strutture già esistenti convincono, è l’utilizzo di 44 ettari che dovrebbero essere presi alla brughiera per l’ampliamento dell’area cargo a non aver avuto il benestare dei funzionari ministeriali.

Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi e ha promosso la pianificazione, chiarisce: «Non abbiamo ancora ricevuto comunicazioni e documenti ufficiali dal Governo, ma il Masterplan 2035 è stato approvato con delle prescrizioni sulla zona Cargo City. Per ora non sappiamo come verrà gestita l’area merci. Se verranno presi i 44 ettari esterni ampliando così il sedime aeroportuale, come proposto nel fascicolo al vaglio, o se invece verrà riorganizzata senza espansione dei confini. Restiamo in attesa di ulteriori chiarimenti».

Il Masterplan ha una lunga e travagliata storia iniziata da più di un decennio. Se l’adeguamento delle attuali strutture aeroportuali, lavori che renderanno Malpensa uno scalo sempre più moderno ed efficiente, ha messo d’accordo più o meno tutti, è stata proprio l’ipotesi di utilizzare ulteriore brughiera ad aver sollevato polveroni. Negli anni, infatti, critiche, contestazioni e dibattiti hanno rallentato l’iter del Masterplan. Tanto che la proposta iniziale di Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile e proponente del progetto di espansione), che prevedeva la realizzazione di una terza pista con un aumento del sedime a sud di 433 ettari, era stata ritirata. Così come la successiva versione in cui gli ettari sarebbero stati 90. Soltanto il 6 giugno dell’anno scorso il progetto, ulteriormente rivisitato, ha avuto l’avallo da Regione Lombardia, Enac, Sea, Provincia di Varese e sindaci del Cuv (Consorzio urbanistico volontario che raggruppa i Comuni del bacino aeroportuale di Malpensa). La firma del protocollo di intesa aveva però inasprito le critiche di ambientalisti, esperti di ecologia e diversi sindaci di alcuni paesi intorno allo scalo che con manifestazioni e proteste hanno contestato l’ampliamento dell’aeroporto.

Per sapere i destini di Cargo City, il primo scalo per traffico merci in Italia che ha movimentato 720mila tonnellate di prodotti nel 2022 e che processa il 70 per cento degli articoli avio del nostro Paese, e della brughiera si dovrà aspettare però la comunicazione ufficiale. E poi l’ultima parola spetterà al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.

 

Un treno di dubbi sulla T2-Gallarate

Il cantiere è già cominciato, ma la popolazione di Casorate Sempione non ha minimamente digerito la bretella ferroviaria che unirà il Terminal 2 di Malpensa alla linea del Sempione in territorio di Gallarate attraverso i boschi. Ne è arrivata la dimostrazione, lo scorso venerdì sera, dall’assemblea pubblica voluta dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Dimitri Cassani per informare di quelli che potrebbero essere i problemi viabilistici legati all’intervento in corso.

Un argomento, quest’ultimo, che è stato esaurito quasi interamente con la relazione dell’assessore Andrea Tomasini (Lavori pubblici). Da lì in poi gli interventi dei casoratesi presenti, con una sala consiliare gremita, si alternavano tra i numerosi dubbi su quello che l’opera comporterà e le critiche alla stessa. Non sono mancati momenti di dibattito accesso e rimandi all’incertezza che la popolazione ha sull’impatto della ferrovia sgradita.

Mentre avanzano le opere di bonifica e il taglio delle aree boschive, propedeutici agli specifici cantieri ferroviari, in paese ci si interroga sull’eredità che lasceranno gli stessi. L’incertezza è sulla qualità dei lavori: dalla platea viene posto un punto interrogativo sulla fine che farà tutto il terreno che sarà asportato (900mila metri cubi) e trasferito nelle cave del Lonatese nell’attesa di fare ritorno a ferrovia quasi ultimata. Viene sventolato lo spettro di una replica di quanto accaduto con la Brebemi che ha visto l’inserimento di materiale di scarto capace di inquinare le falde acquifere del territorio. Un altro timore è legato alla qualità dell’aria che andrà ulteriormente a degradarsi non appena i lavori entreranno nel vivo. Come ha spiegato un’esponente del comitato Salviamo la Brughiera: «Fa piacere ci siano le centraline a rilevare il Pm10, ma l’opera rovinerà una realtà già critica. Invece di sognare parchi, visto che ce ne stiamo privando, perché non chiediamo per Casorate un ambulatorio per prevenire le malattie alle quali andremo incontro?». Ecco, resta poi il tema della compensazioni con un territorio esausto delle promesse e stanco di attendere che Malpensa restituisca parte di quanto ha preso negli ultimi decenni.

Il problema resta l’inapplicabilità di ogni progetto che non sia la riqualificazione di un’area industriale presente sul territorio (per evitare che come ulteriore beffa venga fatto altrove). Come ha spiegato infatti Tomasini: «Anche noi avremmo voluto investire nelle scuole, ma la normativa non lo prevede». E così la T2-Gallarate, come accaduto con la sua progettazione, continua a scontentare tutti.