Se aumenta l’Iva aziende a rischio

La Prealpina - 01/09/2016

Quindici miliardi. E’ questa la posta in gioco per il governo Renzi per ciò che riguarda gli incassi dell’Iva previsti nella prossima manovra. Un bel gruzzolo che, sulla carta, dovrebbe essere il frutto di un ulteriore aumento dell’imposta: le aliquote passerebbero al 10% al 13% e dal 22% al 24%. e aliquote passerebbero al 10% al 13% e dal 22% al 24%. Il premier, prima della tragedia del terremoto in Centro Italia, aveva assicurato più volte di voler abbassare le tasse dei cittadini. Ma se poi i conti non tornano, il segno più davanti alle aliquote non è affatto da escludere. E le imprese, naturalmente, cominciano a preoccuparsi seriamente. Anche quelle varesine, in particolar modo quelle appartenenti al mondo atigiano.

A farsene poprtavoce è il direttore generale di Confartigianato Varese, che, in una intervista postata sul sito dell’associazione di categoria, lancia l’allarme. «Questa prospettiva – ha detto Colombo – ci preoccupa fortemente. Per le aziende l’ennesimo ricarico potrebbe rappresentare un aumento di costi che, sommato alle difficoltà congiunturali , significherebbe stagnazione. Se non addirittura arretramento». I timori, insomma, sono ben fondati. Ancora difficile prevedere quale strada prenderà la squadra di governo. Sta di fatto che per le imprese del nostro territorio significherebbe avre di fronte l’ennesimo scoglio da superare. E, magari, rimandare ancora una volta quegli investimenti che potrebbero aiutare a superare la crisi. Sì perchè e è vero che qualche segnale positivo c’è, è altrettanto vero che l’andamento delle aziende è ancora altalenante. «Registriamo mesi con prospettive più positive – continua Colombo – ma altri nei quali si profila un arretramento in relazione agli indicatori più significativi». In questo contesto si allarga il gap tra chi ha innovato, investendo in macchinari e prodotti per l’estero, mettendosi in rete e collaborando con università e associazioni di categoria, e chi, invece, ha scelto di camminare da solo.

In ogni caso, va detto che nascono ancora imprese artigiane, in Italia. Sono oltre 2.500 le imprese artigiane in più in Italia nel secondo trimestre dell’anno: tra aprile e giugno lo stock delle imprese è aumentato di 2.520 unità, pari ad un tasso di crescita dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e in miglioramento rispetto al corrispondente periodo degli ultimi tre anni. A fronte di questo risultato, il secondo trimestre del 2016 si segnala, però, come quello meno brillante in assoluto per numero di imprese nate (22.677) negli ultimi dieci anni. Solo il concomitante record delle minori cancellazioni del decennio (20.157) ha reso possibile il saldo positivo, un dato che fa sperare nel proseguimento della ricostruzione del tessuto imprenditoriale artigiano.