Scorie, il Jrc rassicura i cittadini

La Prealpina - 20/09/2017

Era attesa una numerosa presenza di pubblico al salone dell’oratorio per l’incontro pubblico organizzato dal Comune di Ispra, in collaborazione con il Jrc (Joint Research Centre), per conoscere il nuovo deposito provvisorio delle scorie nucleari, ma sui 150 posti a sedere solo circa 80 erano occupati. Ancora più evidente è stata l’assenza dei sindaci del territorio: l’unico intervenuto è stato Stefano Ghiringhelli, di Taino.

Il primo cittadino isprese, Melissa De Santis, aprendo la conferenza ha spiegato innanzitutto la storia del sito europeo del Ccr e la necessità di fare chiarezza dopo le notizie non veritiere circolate nei mesi scorsi, puntando l’attenzione su due aspetti: il nuovo deposito provvisorio delle scorie e la salute delle popolazioni di Ispra e dei residenti dei Comuni attorno al Centro Comune di Ricerca. A introdurre il tema del deposito è stato l’ingegner Rien Stroosnijder, capo dipartimento sicurezza e gestione del sito di Ispra, che ha rassicurato la platea: «Una prima cosa da chiarire è che questo non diventerà un deposito nazionale. Nel nuovo magazzino verranno stoccati solo i fusti con le scorie del Jrc di Ispra, in attesa di trasferirle nel deposito nazionale» ha precisato Stroosnijder. «Non verranno smaltite scorie provenienti da altri impianti. Lavoriamo sul sito di Ispra da tanti anni e ogni nostra operazione è controllata ed approvata secondo le normative dello Stato italiano».

Paolo Peerani, capo dell’Unità di Disattivazione Impianti Nucleari, ha spiegato i passaggi avvenuti in questi 50 anni di presenza del Ccr a Ispra per arrivare al 1999 quando, dopo Chernobyl, il Parlamento Europeo ha deciso di finanziare la dismissione delle centrali nucleari tra cui quella di Ispra: «Il processo di dismissione delle nostre strutture per arrivare all’eliminazione totale delle scorie è lungo, la durata è stimata in 50 anni, in attesa che venga realizzato il deposito nazionale. Il deposito di Ispra non può essere quello nazionale, e per rendervi conto di come è stato realizzato invito tutti a venire a vederlo dal 29 settembre quando, registrandosi sul nostro sito, potrete visitare la mostra dei “bidoni d’artista” e, prima che vengano stoccati i cubi di cemento con dentro le scorie, il deposito». L’aspetto della salute e dei possibili rischi per le persone residenti nei Comuni attorno al Jrc è stato spiegato dal dottor Salvatore Pisani, direttore dell’Epidemiologia dell’Ats Insubria, che ha mostrato gli studi effettuati sui potenziali danni dalla presenza o esposizione ad emissioni radioattive: «Lo studio è stato realizzato con una mappatura del territorio attorno al Ccr e con una più ampia, in un raggio di 5 chilometri su 11 Comuni per un totale di 34.000 persone, soffermandoci sui tumori maligni negli adulti e leucemie sui bambini, verificando che non ci sono dati significativi rispetto ad una possibile esposizione alle scorie radioattive».

Diverse le domande sulla platea, in particolare sui rischi di incidenti durante il trasferimento dei materiali dalle attuali sedi al deposito, eventualità che non è stata esclusa dall’ingegner Peerani: «Operiamo in sicurezza ma l’errore è sempre possibile».