Non c’è, per Malpensa, «alcuna vera strategia commerciale di sviluppo per attrarre compagnie aeree al di fuori delle low cost». A dirlo è la Usb attraverso una nota ufficiale con cui dichiara la propria contrarietà al Piano industriale Sea 2016-’21, invitando tutti i dipendenti aeroportuali a partecipare allo sciopero di 24 ore in agenda il prossimo 23 febbraio.
La sigla di base, l’unica organizzazione sindacale a non aver firmato l’accordo quadro dello scorso luglio, contesta le linee strategiche del gestore aeroportuale. Il coordinatore territoriale, Luca Pistoia, fa notare come l’incremento dei passeggeri in Brughiera – una costante ormai da venti mesi consecutivi – sia da addebitare principalmente al settore low cost, mentre da tempo non si vedono aperture di nuovi collegamenti intercontinentali, fonte di reddito, prestigio, ma soprattutto la vocazione primaria per lo scalo varesino.
«È un modello industriale che consegna definitivamente Malpensa alle low cost e al cargo, lasciando a Linate il traffico pregiato. Non si intravede inoltre alcuna strategia che tenga conto della vertenza Alitalia e del protezionismo richiesto dalle compagnie aeree americane al nuovo presidente Usa».
Usb rende noto inoltre che durante l’ultimo incontro con i vertici aziendali sono stati prospettati soltanto investimenti infrastrutturali (in particolare il rifacimento del Terminal 2 e di Linate) che non possono soddisfare i lavoratori. Sostiene inoltre di aver avviato ormai da mesi contatti con diversi gruppi consiliari di Palazzo Marino con l’obiettivo di ottenere garanzie politiche affinché il Comune di Milano mantenga le proprie quote azionarie e dunque la società di gestione di Malpensa e Linate rimanga a maggioranza pubblica.
«Ma purtroppo – dicono – non c’è alcuna garanzia che la proprietà mantenga la percentuale di proprietà di maggioranza, almeno per la durata del piano industriale».
La battaglia contro la privatizzazione di Sea è per Usb un cavallo di battaglia che fa il paio con la esternalizzazione dei servizi. Un processo che si è innescato da tempo con i parcheggi, le pulizie e altre attività. E che forse non è ancora terminato: «Ci hanno comunicato che per i prossimi tre mesi faranno ricorso a una consulenza esterna che si preoccuperà di analizzare tutti i reparti per verificare se ci sono degli sprechi. Assisteremo a nuovi esuberi o nuove esternalizzazioni?».
Il giudizio complessivo sul Piano industriale quinquennale non può dunque che essere negativo per la sigla di base, che invita i lavoratori di Malpensa e Linate a incrociare le braccia per far mostrare il loro disappunto.
«Ricordiamo che soltanto l’ultimo bilancio si è chiuso con un utile di più di 82 milioni di euro. Nonostante ciò, negli aeroporti milanesi si continuano a peggiorare le condizioni economiche e normative dei lavoratori, gli stessi che contribuiscono a produrre il profitto». La chiusura della mensa di Linate e del T2 alla sera e durante i giorni festivi è secondo il sindacato soltanto l’ultimo emblematico esempio.