Il pendolo della storia è in movimento: dobbiamo essere ottimisti nonostante l’incertezza». È il motto con cui Valerio De Molli, Managing Partner The European House-Ambrosetti, apre la ventottesima edizione del Workshop “Lo Scenario dell’Economia e della Finanza”, oggi e domani a Villa d’Este. Un appuntamento che si rinnova nel tempo lungo il solco del fondatore Alfredo Ambrosetti, che ha lasciato la cabina di regia. Il simposio, poi, è stato riconfermato dalla University of Pennsylvania primo think tank privato italiano (il “pensatoio” per eccellenza, dunque), oltre a essere nella top ten europea e tra i primi 100 indipendenti su 6.846 globali. Sulla ripresa pesa una situazione internazionale difficile: la Brexit (anche se «i temuti effetti negativi sull’economia britannica per ora non si sono manifestati»), le migrazioni, il terrorismo, Trump.
«Ciononostante si possono intravedere segnali di ottimismo – aggiunge l’ad -. Secondo il fondo monetario internazionale, il Pil globale crescerà quest’anno del 3,4%, per accelerare nel 2018 a +3,6%».
A migliorare è anche il “sentiment”, in base a una ricerca condotta su 350 imprenditori. L’indicatore «si attesta a +30,9 punti (su una scala da -100 a +100), in crescita rispetto ai 12,2 punti di settembre. Anche sul fronte dell’occupazione il sentiment risulta positivo, sempre sui livelli massimi a 9 punti, 3 volte superiore rispetto a settembre, come per la propensione agli investimenti. Nonostante i tanti fattori di grande incertezza, i business leader mantengono quindi un atteggiamento di moderato ottimismo».
E poi c’è la grande speranza che si chiama Milano: «si respira un clima di grande effervescenza e la città, dove si produce più del 10% del Pil nazionale e dove hanno sede 3.000 multinazionali (il 34% di quelle presenti in Italia), può beneficiare di alcune opportunità post Brexit, quali la ricollocazione della European medicines agency (Ema) e della European banking authority (Eba). In un lavoro realizzato per Arexpo, si è stimato l’impatto socio-economico dell’insediamento dello Human Technopole. Per ogni 100 euro di investimento nel settore della ricerca scientifica si generano 284 euro di spesa nel sistema economico, con impatti rilevanti soprattutto nel settore manifatturiero, che rappresenta il 39% dell’impatto indiretto e indotto. L’aumento dell’attività economica indotta dagli investimenti genererebbe per le casse dello Stato oltre un miliardo di euro, un valore comparabile al finanziamento del governo per il progetto».
Ma è vietato fermarsi, anzi si può fare di più e meglio. «L’elevato rapporto debito/Pil (132,6% nel 2016) non consente di puntare sugli investimenti pubblici, che infatti si riducono negli ultimi anni: da 3,4% del Pil nel 2009 a circa 2,2% nel 2016. Il rilancio dell’economia passa per l’accelerazione degli investimenti privati, che tuttavia si sono contratti anch’essi del 18% nel 2016, rispetto al 2008. Senza investimenti non c’è crescita, senza crescita non c’è lavoro e senza lavoro non c’è futuro».
Un ruolo centrale è rivestito dalle banche: con una nuova regolamentazione che sposi sicurezza con crescita economica, si avrebbe «una massa disponibile per l’erogazione al credito, a parità di solidità prudenziale, di oltre 480 miliardi di euro, il 9,8% dell’attuale ammontare. Nonostante il peso del credito bancario per le imprese italiane si sia ridotto negli anni (nel 2016 ammonta a 777 miliardi di euro, -2% rispetto al 2015 e -13% rispetto al picco del 2011), il nostro tessuto industriale dipende in maniera significativa dal sistema bancario». Dunque le criticità non mancano: «I tempi che viviamo sono incerti, ma credo che proprio per questo dobbiamo – come imprenditori e classe dirigente – non farci sopraffare da tragedie e cattive notizie ma farci guidare con rinnovata convinzione e determinazione dalla nostra visione e affrontare il futuro con entusiasmo».