Niente fusione tra Sea, la società che gestisce Malpensa e Linate, e Sacbo, realtà omologa da cui dipende l’aeroporto di Orio al Serio. Almeno per il momento. In una riunione informale, tenutasi nei giorni scorsi, il patto di sindacato degli azionisti bergamaschi di Sacbo composto da Ubi Banca e Comune di Bergamo in testa (ma del quale fanno parte anche la locale Camera di Commercio, Provincia, Banco Popolare, Italcementi, o meglio HeidelbergCement, Confindustria Bergamo e Aeroclub Taramelli) ha sostanzialmente accantonato l’ipotesi.
È vero che la lettera d’intenti che “vincolava” all’impresa le due società era scaduta lo scorso 31 ottobre, ma il 3 novembre è stata consegnata ai soci del patto bergamasco la nota che il Comune di Milano (principale azionista di Sea) e «2i Aeroporti» (primo azionista privato di Sea) per riprendere le trattative. Chi si aspettava la richiesta di riprendere quanto prima il cammino formalmente interrotto alla fine di ottobre è rimasto deluso.
Vista da Bergamo, continua a non convincere del tutto la posizione dei principali azionisti di Sea, che non hanno mai nascosto il proprio interesse a compiere con Sacbo una valutazione congiunta della prospettata operazione di integrazione, per valutare se esistono o meno i presupposti di una possibile intesa alla fusione, sia per quanto concerne i termini e le condizioni dell’integrazione societaria sia per quanto concerne gli assetti di governance della società che deriverebbe dall’integrazione.
La ragione è presto spiegata: l’idea di finire nelle “fauci” di Sea in forte minoranza, con una newco all’80% nelle mani di Sea, risulta indigesta nel capoluogo orobico. Di qui la situazione di impasse. A rendere ancora più complesso il bandolo della matassa, c’è poi anche un altro aspetto: in primavera (tra aprile e maggio) Sacbo dovrà rinnovare il proprio Consiglio d’amministrazione, per cui in questo momento parrebbe azzardato mettere in piedi nuove strategie non sapendo bene chi muoverà i fili tra circa mesi.