Una volta si diceva «braccia rubate all’agricoltura». Oggi, un futuro in azienda agricola non è per tutti, malgrado ci sia la moda del «ritorno alla terra», come se la terra fosse qualcosa di antico, che non richiede una visione moderna. Eppure i dati parlano chiaro: l’occupazione in agricoltura segna un +16%, ma le aziende agricole aperte da giovani che hanno meno di 35 anni falliscono tre volte di più di quelle storiche. Il problema spesso nasce da una visione ideologica sbagliata. «L’agricoltura è solo per chi ha passione, competenza, determinazione e soprattutto non ha paura di fare sacrifici» ha chiarito il presidente Pasquale Gervasini durante la sessantanovesima assemblea di Confagricoltura Varese, ieri a Villa Ponti, sul tema “Il futuro è dei giovani anche in agricoltura”. Protagonisti della giornata sono stati i ragazzi che hanno scelto di lavorare nel settore primario, non spinti da un sogno nostalgico, ma dalla voglia di fare innovazione, aumentare la produzione e creare posti di lavoro. Paolo Minonzio, con il fratello Luca, ha incrementato la produzione di carne bovina: «Questo grazie all’investimento fatto per aprire uno spaccio agricolo in piazza a Bobbiate». Valeria Ciglia, ad Azzio, ha costruito un caseificio di paglia. Si tratta di una struttura ecosostenibile, creata con paglia e roccia. Valeria ha un allevamento di centinaia di capre e produce la formaggella del luinese, che viene venduta nella grande distribuzione. Matteo Landoni, a Gorla Maggiore, grazie alle migliorie introdotte nelle proprie serre, riesce a vendere basilico tutto l’anno nella grande distribuzione. Matteo ha imparato il lavoro dal padre Annibale, che afferma: «I miei figli in azienda hanno portato il fresco della gioventù e nuova energia per continuare con convinzione». Luigi Angelo Brumana all’inizio aveva pensato a un futuro in banca, per poi decidere di prendere il timone dell’azienda di Lozza dove ci sono 110 vacche da latte: «Il problema è il prezzo del latte (all’allevatore vanno 37 centesimi al litro), ma ho scelto questa strada per passione, facendo investimenti per il benessere umano e animale. Purtroppo la burocrazia in Italia oggi costa 5 cent per litro di latte prodotto. Ma voglio continuare questo lavoro». Cosa contraddistingue l’agricoltore di oggi da quello del passato? «La generazione precedente è stata allevata alla “lagnanza” – ha detto Mario Guidi, presidente nazionale di Confagricoltura – Abbiamo pensato di legare all’agricoltura alla tutela del paesaggio, credendo che il legame con la tradizione ci avrebbe portato dei vantaggi. Oggi dobbiamo ammettere che non abbiamo saputo raccontare il nostro settore in modo corretto. Il frutteto ferrarese dà più manodopera della Fiat: ci lavorano tre persone ad ettaro, ma non lo diciamo. Dobbiamo imparare a fare pubblicità delle nostre imprese e dei nostri prodotti».