Missoni: passato e futuro tra colore, materia e forme. È un affare di famiglia per Ottavio Missoni l’azienda capace di unire l’haute couture con le arti visive, fondata dal nonno di cui porta il nome e da nonna Rosita, tanto quanto l’impegno professionale negli Stati Uniti. Parla con orgoglio di quel piccolo laboratorio di Gallarate, dove nel 1953, iniziò a prendere forma un sogno arrivato fino ai giorni nostri. «I nonni disegnavano e confezionavano i primi abiti in un capannone in affitto», racconta il giovane presidente di Missoni Usa. «Poi, quando hanno iniziato ad allargare l’attività, hanno deciso di portare l’intera produzione artigianale a Sumirago, dove hanno posto le basi per creare tutto quel che è oggi Missoni». Il comune del varesotto è diventato così il quartier generale dell’azienda e della famiglia stessa. «A mio nonno è sempre piaciuto definirsi varesino d’adozione. Originario della Dalmazia, ha girato il mondo, ma si è innamorato del territorio della provincia di Varese dal Monte Rosa al lago». Classe 1984, Ottavio Jr ha ben chiaro l’insegnamento di chi ha fondato l’azienda e il merito di un grande successo. «Senza aiuto di tanti piccoli laboratori varesini e varesotti, di piccoli artigiani e terzisti non saremmo mai arrivati dove siamo ora. Siamo soddisfatti di poterci definire al 100% Made in Italy, anzi Made in Varese». Sono 230 i dipendenti, «ma nonostante questo, nonno definiva l’azienda una bottega. Sembra una contraddizione ma, per essere una delle realtà mondiali della moda, è davvero una grande famiglia». Una grande famiglia che parte da un nucleo, i Missoni, molto coeso proprio attorno ai capostipiti: «La nonna è tosta, un generale, una gran donna e il nonno prendeva tutto con ironia. Ci hanno trasmesso un profondo senso di famiglia che credo sia fondamentale. L’unione dà valore aggiunto in ogni campo». Figlio maggiore di Vittorio Missoni, ha iniziato la sua esperienza in azienda immediatamente dopo gli studi, a 24 anni, nel settore produttivo. Dopo questa prima esperienza è passato al commerciale e attualmente segue in prima persona il mercato americano, dove il marchio è solidamente presente dagli anni ‘70, occupandosi delle vendite. «Faccio parte della terza generazione dei Missoni e provo a rappresentare il futuro di questa azienda e a testimoniare il lavoro di molte persone: dei miei nonni, zii e padre fino ad arrivare a noi. Spero essere testimonianza positiva e buon auspicio per futuro».