«Puntare sugli edifici a impatto zero non è una moda, ma un’esigenza»

- 23/02/2017

Si è tenuto ieri, al Centro
Congressi Ville Ponti di Varese
il convegno “Energia ed
Edilizia 2017 – Una sfida da
vincere insieme”.
Un appuntamento organizzato
da Ance Varese, in
collaborazione con gli Ordini
degli Ingegneri e degli Architetti,
con il Collegio dei Geometri
e dei Periti della Provincia
di Varese per fare il
punto sul futuro che il mondo
dell’edilizia è chiamato ad
affrontare. Alla presenza
dell’assessore Dino De Simone,
dei presidenti degli Ordini
e dei rappresentanti degli
istituti tecnici superiori,
Norbert Lantschner, esperto
di tematiche ambientali e
presidente della fondazione
Climabita, ha parlato dei rischi
a cui si sta andando in
conto a causa del riscaldamento
globale, evidenziando
come ecosostenibilità ed
emissioni zero siano obiettivi
da raggiungere quanto prima.
Secondo Lantschner, infatti,
non c’è più tempo da
perdere.
«In Italia abbiamo compreso
con grande ritardo che
realizzare edifici a impatto
zero non è una moda ma
un’esigenza. L’Europa ha avviato
programmi che vanno
in questa direzione già 15 anni
fa, quando è stato chiaro
che sarebbe aumentata sempre
più la dipendenza energetica
dai paesi petroliferi».
Quello dell’edilizia è un settore
chiave per la sfida dell’indipendenza
energetica
perché, spiega l’esperto, «il
30% della produzione annuale
di CO2 del Vecchio
Continente viene da qui. Azzerare
i consumi, costruendo
il nuovo in maniera adeguata
e intervenendo in maniera
radicale sull’esistente,
è quanto bisogna fare subito».

Costruttori, tecnici ed
esperti sono tutti chiamati a
mettersi in gioco, nella direzione
di realizzare un mondo
che sia il più possibile indipendente
dai combustibili
fossili.
«Attualmente i costi aggiuntivi
di realizzazione per
un progetto ecosostenibile si
ammortizzano in cinque anni
– spiega Lantschner – Senza
contare il fatto che possiamo
aspettarci nei prossimi
anni un’esplosione dei costi
dell’energia tradizionale. Oggi
più che mai bisogna anticipare
i tempi, ma questo significa
creare anche nuovi
posti di lavoro, grazie alla riqualifica
degli edifici costruiti
dal dopoguerra ad oggi.
Per rispettare i vincoli che
oggi l’Europa ci impone dovremmo
metterci al lavoro
su circa 12 milioni di costruzioni,
che necessitano di interventi
radicali a pareti, finestre,
coperture e impianti.
Così facendo l’impatto energetico
si ridurrebbe del 70-
90%, migliorando nel contempo
il confort degli abitanti».
Ancora oggi però ci sono
dei limiti burocratici, dei vincoli
normativi locali che rallentano
il processo di riconversione.
Per rispettare i patti
presi con Bruxelles, si dovrebbe
procedere al ritmo di
un’abitazione al minuto fino
al 2050. «I paesi a cui si deve
guardare sono la Svezia,
l’Olanda, la Danimarca e la
Germania, dove si sono approvate
norme che cambieranno
la vita di milioni e milioni
di persone. La sfida, infatti,
non è tecnica ma culturale.
Dobbiamo sensibilizzare
in particolare l’utente finale
– sostiene l’esperto