Si è conquistata l’appellativo di provincia con le ali grazie al know-how e alla storia industriale aeronautica che la caratterizzano da decenni, ma ora proprio l’aerospazio made in Varese rischia di rimanere a terra. E non basta la presenza sul territorio di due colossi, Alenia Aermacchi e AgustaWestland, della galassia Leonardo-Finmeccanica. Anzi. Le origini delle difficoltà, in qualche modo, vengono proprio da lì. Sì, perchè anche due leader come le aziende di Venegono e Cascina Costa, devono fare i conti con l’andamento del mercato. E i numeri parlano chiaro. Basti pensare che AgustaWestland, negli anni d’oro a ridosso del 2008, era arrivata a produrre fino a 250 elicotteri l’anno. Quest’anno, invece, usciranno dagli stabilimenti Leonardo-Finmeccanica soltanto 110 nuove macchine. E non ci sono al momento previsioni ufficiali per il 2017. Situazione migliore sul fronte addestratori?
Non proprio. Sì perchè è vero che la Commissione Difesa della Camera ha approvato il programma di sviluppo e produzione del nuovo velivolo di addestramento M-345 firmato Alenia Aermacchi (con l’acquisto di 45 aerei da parte dell’Aeronautica Militare Italiana), ma i tempi per l’effettivo decollo del programma non si conoscono. E così a Venegono, al di là delle commesse già nel cassetto per l’M-346, l’altra prospettiva che resta aperta è quella della gara indetta negli Stati Uniti per la fornitura di 350 addestratori. Aermacchi partecipa, ma, anche in questo caso, le variabili in gioco sono infinite, in primis l’elezione del nuovo presidente Usa.
«Il quadro che abbiamo di fronte – sottolinea Paolo Carini della Fimc Cisl di Varese – non è affatto positivo. Anzi. Noi siamo fortemente preoccupati per il futuro di questo settore. Lo siamo per le grandi, ma soprattutto per le piccole aziende (un centinaio) che sono fornitrici dei colossi Finmeccanica e che ora rischiano grosso. Tant’è vero che qualcuna ha già chiesto la cassa integrazione. Decisione impensabile fino a qualche anno fa». Secondo Carini sarebbe necessario un serio intervento anche da parte della politica nazionale e locale. «Io credo che il mondo della politica debba darsi una svegliata, perchè se l’aeronautica entra in un loop negativo per il nostro territorio sarà il colpo di grazia. Bisogna capire che non è una questione di nomine di amministratori delegati o di poltrone romane. Qui si tratta di una questione di mercato e bisogna trovare soluzioni ai problemi generati dal mercato».
L’imputato numero uno, infatti, è il prezzo del petrolio. Il meccanismo è semplice: il calo dell’oro nero ha portato le società off-shore (principali clienti della divisione elicotteri) a tirare la cinghia negli acquisti di nuove macchine. Di qui l’evidente calo di ordini a livello mondiale. Quello che serve, dunque, è trovare strade alternative, nuovi clienti, insomma. E qui potrebbe entrare in gioco la politica. Qualche esempio? Tutti gli elicotteri in dotazione ai diversi corpi delle forze dell’ordine sono di vecchia data e necessiterebbero di un rinnovamento complessivo. Una commessa che potrebbe essere assegnata a Leonardo-Finmeccanica, una decisione che è assolutamente politica. Un secondo filone potrebbe essere quello delle eliambulanze. Ogni regione decide autonomamente. La Lombardia gioca in casa e da sempre sceglie i prodotti made in Varese, ma ci sono regioni, come il Trentino Alto Adige, ad esempio, che preferiscono prodotti stranieri. Uniformare le scelte potrebbe portare ossigeno e lavoro nei capannoni AgustaWestland. Forse è tempo che realmente la politica intervenga.