Pranzo di Pasqua made in Varese

La Prealpina - 29/03/2018

La sorpresa più bella di Pasqua, quest’anno, è per le aziende varesine del settore alimentare, per panificatori e pasticceri. Dolci, cioccolato, carni, formaggi Made in Varese, infatti, saranno i protagonisti assoluti sulla tavola di domenica. E non stiamo parlando di ristoranti, ma di riunioni di famiglia per celebrare la festa. Insomma, i varesini sono tornati ad acquistare cibo artigianale e di qualità, guardando un po’ meno alle esigenze del portafoglio. «Devo dire che i nostri associati, panificatori e pasticceri in modo particolare- spiega Giordano Ferrarese, presidente provinciale di Fipe – sono tornati a sorridere. I varesini quest’anno hanno messo in secondo piano gli acquisti alimentari nella grande distribuzione e sono andati alla ricerca di prodotti artigianali particolari, di qualità. Possono essere dolci da portare in famiglia o anche regali pasquali. Abbiamo registrato una inversione di tendenza importante, che non si vedeva da tempo».

Il segnale era atteso, «Perché indica che quegli elementi di ripresa che abbiamo iniziato a vedere – sottolinea Ferrarese – si stanno consolidando». Insomma, la qualità torna in primo piano. E anche i numeri lo confermano. Basti pensare che – secondo quanto rilevato anche dalla Camera di commercio di Milano – i settori del pranzo di Pasqua, in Lombardia, valgono 9 milioni di euro, con le imprese di dolci, cioccolato, cani e spumante in crescita del 3 per cento. La provincia di Varese, da sola, conta 200 imprese.

I prodotti di casa nostra, insomma, piacciono e non solo in provincia. Anche il comparto dell’industria alimentare, infatti, vive un momento particolarmente positivo. Soprattutto sui mercati esteri, dove ha fatto registrare un aumento del 4,5 % dell’export nel corso del 2017. «Questi numeri – commenta Angela Ribolzi, presidente del gruppo merceologico alimentari e bevande dell’Unione Industriali della provincia di Varese – dimostrano la dinamicità di un settore di nicchia per l’industria del Varesotto, ma che può contare su nomi di rilievo conosciuti sia a livello nazionale che locale. Come quelli che operano sui fronti del cioccolato, del burro e del formaggio, della birra, degli alcolici, delle carni, delle salse e della pasta fresca e ripiena».

Va detto che in provincia il settore occupa il 4,5% degli addetti di tutto il manifatturiero. «In questi anni si è giustamente intrapresa la strada della riscoperta della nostra tradizione culinaria locale – continua la presidente del gruppo Alimentari e bevande – rivitalizzando prodotti di nicchia sopiti e persi nel tempo, ma questo non ci deve far dimenticare che da sempre il comparto manifatturiero all’ombra delle Prealpi è rappresentato da imprese che hanno trainato nel tempo tutta una filiera fatta, da una parte, di meccanica strumentale al servizio proprio dell’industria della trasformazione degli alimenti e, dall’altra, della produzione di imballaggi e packaging per l’industria del cibo portata avanti sia da grandi aziende, sia da Pmi a cui si rivolgono tutte le più famose multinazionali del settore. Come Unione Industriali stiamo lavorando all’affermazione della produzione sia di bevande sia di alimenti sui mercati esteri, anche quelli più lontani»