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Alla fine la fusione tra le Camere di Commercio di Pisa, Lucca e Massa Carrara si farà. Non sarà però frutto di una decisione condivisa tra i tre enti camerali, ma un’imposizione di Unioncamere per far rispettare il decreto legislativo sul riordino (o, meglio, riduzione) delle Camere di Commercio italiane. Il 9 novembre scorso il consiglio dei ministri ha approvato in seconda lettura preliminare un nuovo testo di schema di decreto legislativo che ora è nuovamente all’esame delle commissioni parlamentari che a giorni dovrebbero licenziarlo.
Una volta entrato in vigore, presumibilmente entro la fine dell’anno, Unioncamere avrà sei mesi di tempo per una proposta con l’obiettivo di ridurre a 60 le attuali 105 Camere di Commercio; l’obbligo di fusione è solo per gli enti camerali con meno di 75.000 imprese. Diciamo subito che, nonostante il progetto di riordino sia già partito da quasi due anni, ad oggi solo 15 Camere in tutta Italia hanno autonomamente completato la fusione dando vita a sette nuovi soggetti. Uno di questi si trova in Toscana ed è la Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno, frutto dell’unione di Grosseto e Livorno. Scontata la scelta di Firenze di restare da sola, gli altri accorpamenti probabili in Toscana sono Prato e Pistoia, Siena e Arezzo.
Logico quindi che il nuovo quinto ente toscano sia quello tra Pisa, Lucca e Massa Carrara. Logico, ma finora quel progetto non è mai decollato lasciando quindi ad Unioncamere il compito di decidere dall’alto. Tra queste realtà quella che ha sempre puntato i piedi all’ipotesi di fusione a tre è stata quella lucchese con il suo presidente Giorgio Bartoli (espressione degli industriali). Un’opposizione ferma, supportata anche da altre associazioni di categoria, prima tra tutte la locale Confcommercio. Il progetto della Camera di Commercio di Lucca, nemmeno tenuto tanto nascosto, era infatti quello di fondersi con Massa Carrara (che ha la metà delle sue imprese) lasciando fuori Pisa; un modo per mantenere, a suon di numeri, la supremazia della nuova realtà. Discorso diverso se nella partita entra anche la Camera di piazza Vittorio Emanuele presieduta da Valter Tamburini che, come imprese, è pressoché identica a quella di Lucca.
Nel decreto legislativo in via di approvazione si dice che il nuovo organismo (essendo superiore alle 80.000 imprese) esprimerà 22 consiglieri. A quel punto ci sarà una bella lotta sia per la presidenza (ricordando
che se Lucca è in mano agli industriali, Pisa e Massa Carrara sono guidate da rappresentanti di Cna) che per la sede ufficiale. Senza dimenticare la questione del futuro dei dipendenti delle Camere una volta completato l’accorpamento.