Pil, marcia indietro anche in Lombardia

La Prealpina - 12/04/2017

Nei nove anni di crisi, dal 2007 al 2015, il Pil pro capite degli italiani è sceso in picchiata: -10,8%. Il che vuol dire che si è passati da 28.699 a 25.586 euro (-3.113 euro) pro capite. E la Lombardia non si salva, registrando una marcia indietro del 7,9%. Secondo la ricerca del Centro studi ImpresaLavoro (realizzata su elaborazione di dati Istat) il calo in questione non si è comunque distribuito in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Altrettanto disomogenea appare anche la diminuzione del numero degli occupati, che restano ancora inferiori ai dati registrati nel 2007, alla vigilia della lunga crisi economica ancora in atto. In estrema sintesi, nessuna regione è riuscita ancora a tornare ai livelli precedenti la crisi, ma in alcuni casi il calo del Pil pro capite medio è stato meno sensibile. Le meno colpite (anche se sempre in territorio negativo, ndr) sono state Trentino Altro Adige (-3,2%), Basilicata (-4,5%), Abruzzo (-6,2%) e, appunto, Lombardia, tutte regioni capaci di performance sensibilmente migliori rispetto alla media nazionale. Nel 2016 nel nostro Paese risultano poi occupate 22 milioni e 757 mila persone, un dato ancora inferiore di 136 mila unità a quello del 2007, quando gli occupati erano 22 milioni 893 mila. Anche in questo caso i dati regionali si muovono in modo molto disomogeneo. Rispetto al 2007 già oggi risultano occupate più persone nel Lazio (+201.070, +9,42%), in Trentino Alto Adige (+31.645, +7.04%), in Toscana (+35.856, +2,34%), in Emilia Romagna (+42.685, +2,22%) e in Lombardia (+90.958, +2,15%). E se il Veneto è sostanzialmente quasi ritornato agli stessi livelli del periodo pre-crisi (-18.698, -0,89%), ancora lontane dai livelli occupazionali fatti registrare nove anni fa restano regioni del Nord come la Liguria (-23.607, -3,73%), il Friuli Venezia Giulia (-20.384, -3,93%) e la Valle d’Aosta (-2.391, -4,21%). Un confronto tra i dati 2015 e 2016 evidenzia poi come nell’ultimo anno il nostro Paese abbia complessivamente recuperato poco più di 293 mila posti di lavoro. Le tre regioni che hanno registrato le migliori performance in valori assoluti sono state Lombardia (+71.878), Campania (+59.787) ed Emilia Romagna (48.823). In termini percentuali rispetto alla base occupazionale crescono invece più di tutti Campania (+3,79), Molise (+3,75%), Emilia Romagna (+2,55%), Puglia (+1,98%) e Basilicata (+1,95%). «Mentre tutti gli altri nostri principali competitor europei sono da tempo ritornati ai livelli di crescita pre crisi, l’Italia continua a registrare valori di reddito pro capite e occupazione inferiori a quelli del 2007», osserva Massimo Blasoni, presidente del Centro studi ImpresaLavoro. «Purtroppo non si è voluto approfittare di questa crisi decennale per cambiare drasticamente le regole del mercato del lavoro e per alleggerire le nostre imprese dal peso esorbitante (e disincentivante) di una tassazione eccessiva, nonché di leggine e regolamenti che imbrigliano la loro azione quotidiana. Occorre cambiare passo: rilanciare gli investimenti pubblici e mettere finalmente gli imprenditori nelle condizioni di creare nuovi posti di lavoro e, dunque, nuova ricchezza».