Una pietra tombale su un pezzo di storia. Settant’anni fa Giovanni Borghi, il “cumenda” trasferì la sua officina, la Siri, da Milano alle alture sopra il lago di Varese. Oggi Esther Berrozpe Galindo, la presidente della multinazionale, compie il percorso inverso, attratta dalle sirene del dopo Expo, sicura di trovare «un ambiente di lavoro moderno, piacevole e confortevole». «Andremo in un’area dotata di una posizione strategica a livello di infrastrutture, moderna, efficiente dal punto di vista energetico e che abbisogna di pochi investimenti segue da pagina 1 per partire» ha aggiunto, spiegando che la nuova sede sarà operativa già dall’inizio del prossimo anno. Difficile darle torto. A livello di infrastrutture la nostra vecchia cara provincia è ferma ai tempi del “cumenda”. A Malpensa ci arrivi molto prima da Rho che da Comerio. La modernizzazione da queste parti è stata vista come il fumo negli occhi, tutti presi a riempire ampolle alla sorgente del Po e a riscoprire la mirabolante civiltà dei Celti. Abbiamo messo le sagome dei ciclisti sulle rotonde, è vero. Ma forse la signora Esther non ama pedalare. Potevamo essere la provincia più verde d’Italia, la patria della green economy. E visto dagli uffici della direzione generale della Whirpool, il lago ha ancora il suo fascino. Ma poi la sciura Berrozpe Galindo deve aver fatto una capatina sulle rive accorgendosi che non è tutta acqua limpida quella che luccica. Anzi. E ha così scelto Rho, dando un calcio – garbato, si intende – a 70 anni di storia. Ai fornelli, ai frigoriferi, alla Ignis e ai suoi ricordi. Alla prima casa dell’atleta dove fiorivano talenti cristallini, ai mille trofei conquistati, al lavoro di generazioni di varesini che in quel marchio si riconoscevano. Nessun taglio occupazionale, assicurano dall’azienda. E a Cassinetta si va avanti tranquilli con i prodotti da incasso. La cosa non può non rallegrare. Ma neppure caccia indietro quel nodo in gola, quel magone che già ci aveva assalito quando arrivarono gli olandesi della Philips a scipparci un marchio del quale andavamo – confessiamolo – tutti un po’ orgogliosi. “Varese, nota per le sue industrie di elettrodomestici, le aziende calzaturiere e quelle aeronautiche”, c’era scritto sul sussidiario. Ma il business non ha cuore e neppure memoria. È lanciato verso il futuro, verso nuovi e lucrosi traguardi. Inutile mettersi di traverso. Ci spazzerebbe via senza riguardo. «È la finanza, bellezza», direbbe il vecchio Humphrey. Questa volta con un velo di tristezza negli occhi.