Una congiuntura che rallenta, uno scenario internazionale che cambia negli assetti geopolitici e nelle alleanze competitive, una fragilità che si trasmette lungo la filiera anche alle PMI ed un Paese che per questo deve ora obbligatoriamente trovare il coraggio di scelte forti di politica industriale soprattutto quando queste interessano ambiti strategici.
Sono tutti qui gli elementi che contribuiscono a tracciare il quadro del settore aerospaziale in questo momento di debolezza. Da un lato assistiamo a sofferenze dovute alla crisi di domanda in alcuni dei comparti dove la Lombardia è da sempre competitiva, dall’altro, emergono le fragilità di una filiera che colpevolmente è ancora molto spesso mono-cliente, con PMI legate ad un solo prime contractor.
Il settore aerospaziale, una delle perle della nostra industria varesina, lombarda e nazionale sta attraversando un momento cruciale: il portafoglio ordini è in riduzione, la produzione assicurata si accorcia, i tempi per la realizzazione di nuovi programmi si allungano, così come i tempi di pagamento. Siamo, purtroppo, di fronte a una situazione complessa fortemente dominata da dinamiche internazionali. La sofferenza che vediamo sia nel nostro campione nazionale (che nel ranking delle 100 imprese del settore è lievemente slittato collocandosi al decimo posto), sia nella situazione di altri importanti player nazionali inizia ad essere percepita anche dagli altri prime contractor internazionali. E’ della scorsa settimana la notizia del Financial Times con cui si annunciava che Airbus sta preparandosi ad una politica di cost-cutting. Ma mal comune non è mezzo gaudio.
Le imprese del settore svolgono da sempre un ruolo strategico non solo per l’economia, ma anche per la sicurezza nazionale. L’aerospazio, in tutto il mondo, è la bandiera del Paese e le logiche di sviluppo del settore rispondono anche a quelle delle alleanze per la nostra sicurezza. In un’Europa che cambia i suoi confini dopo la Brexit è verosimile che anche gli assi delle alleanze tra Paesi e tra imprese coinvolte nel settore della Difesa possano cambiare, con effetti per il futuro ancora tutti da valutare: questo scenario richiede un comparto forte e strutturato per non rischiare di vederlo preda di aziende straniere interessate ad acquisirne clienti ed il know-how, costruito negli anni grazie sia alla capacità di innovazione delle imprese Lombarde sia agli investimenti in Ricerca e Sviluppo della Regione stessa. Questi riposizionamenti e incertezze di mercato coinvolgono a diverso livello le imprese, siano esse grandi player o Pmi, e mostrano le loro conseguenze sui trend delle esportazioni. Quelle varesine del settore (che rappresentano da sole un terzo del totale nazionale), nei primi 6 mesi di quest’anno sono calate del 21% rispetto allo stesso periodo del 2015. Segno della portata del cambiamento in atto e della posta in gioco. E dunque? Da dove ripartire per governare questi riposizionamenti internazionali, anziché subirli? È fondamentale che vadano al più presto colte tutte le opportunità, ovunque esse si presentino: sia nell’attivazione di una coerente domanda interna, sia nel perseguire quelle legate all’avvio di nuovi programmi di respiro internazionale. Alcune occasioni concrete su cui lavorare si stanno già presentando. Mi riferisco ad esempio a quelle offerte dai nuovi bandi per la ricerca che stanno per essere avviati dal MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) per contribuire a dare un forte impulso attraverso la ricerca all’accrescimento della competitività sul piano internazionale delle nostre imprese. Sono strumenti che, certo, non produrranno effetti immediati, ma che possono aiutare un riassetto del posizionamento competitivo nel medio e lungo periodo.
Un’altra opportunità è data dal piano “Space Economy” annunciato dal MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico). L’obiettivo strategico è l’attuazione di una nuova politica dell’economia dello Spazio in chiave di sviluppo dei territori e di ricadute industriali, facendo del comparto uno dei motori propulsori della nuova crescita del Paese. Sia per l’uno che per l’altro piano c’è molto da fare.
Ma è una partita che le imprese non possono giocare da sole. È qui che facciamo appello a Regione Lombardia perché interpreti un ruolo di primo piano in un settore così strategico per il Paese. Gli enti territoriali sono chiamati in queste settimane ad aggiungere risorse locali a quelle messe sul piatto a livello nazionale. È qui che si gioca la capacità di fare politica industriale, anche e soprattutto a partire dal territorio. È ciò che chiediamo alla Regione. Chiediamo di avere il coraggio di investire in un settore strategico che ha ancora in sé quelle potenzialità anticicliche di cui tutta la Lombardia ha beneficiato in questi anni di crisi generale. Abbiamo sul territorio una delle filiere in assoluto tra le più qualificate e a testimoniarlo è la forte concentrazione di imprese con certificazioni aeronautiche. Sono imprese che sanno fare bene e che in questo momento stanno soffrendo. Chiediamo con determinazione risorse all’altezza e proporzionali all’importanza che le imprese aerospaziali rivestono per l’economia regionale in termini economico-occupazionali ed in termini di ricadute tecnologiche trasversali su tutti i settori. Ripartiamo da qui. Dai progetti concreti, che stanno nascendo sui tavoli nazionali e sui quali altre regioni stanno già attivamente lavorando. Aggiungiamo una cabina di regia, con le Istituzioni, a partire da quelle nazionali a cui spetta il primo passo per tutelare e riconoscere la strategicità del settore, fino a quelle regionali già più vicine al tessuto industriale del territorio. Tutti insieme per progettare il futuro. Non possiamo rischiare di perdere i nostri primati non investendo in ciò che di buono ancora oggi, vantiamo. E’ questo il momento per farlo!