«Il nostro obiettivo è arrivare a 6,5 milioni di passeggeri sulle rotte intercontinentali entro il 2021». A dirlo è Giulio de Metrio, Ceo di Sea, svelando il piano quinquennale della società di gestione di Malpensa sui voli extraeuropei, la naturale vocazione per lo scalo varesino nonché prima fonte di ricchezza per qualsiasi aeroporto votato al lungo raggio. I 5,5 milioni di passeggeri intercontinentali transiti da Malpensa nel 2016 (su un totale di 19,4 complessivi), diventeranno dunque 6,5 entro i prossimi cinque anni.
Presente l’altra mattina al Terminal 1 per tenere a battesimo i quattro nuovi voli di Neos verso la Cina (Jinan, Shenyang, Tientsin e Nanchino), De Metrio non ha nascosto che la grande potenza asiatica sarà sempre più parte determinante («almeno per il 30-40 per cento») della crescita di Malpensa fuori dai confini comunitari. E il restante sessanta per cento almeno? Secondo il dirigente Sea, non bisogna distogliere lo sguardo dall’Oriente, e in particolare da quei Paesi del Far est che stanno emergendo sia sotto il profilo economico che turistico. Nessuna paura a fare nomi: Thailandia (già servita su Bangkok da Thai che proprio dal primo agosto aggiungerà un nuovo volo, passando così da tre a quattro collegamenti settimanali), Singapore (da undici anni collegata direttamente da Singapore Airlines), ma anche destinazioni al momento scoperte, come per esempio il Vietnam.
Nel 2015 venne resa pubblica la notizia che Vietnam Airlines stava negoziando con le autorità italiane competenti per attivare da Malpensa e Fiumicino il primo volo diretto verso la repubblica socialistica del Sudest asiatico, ma il progetto svanì. I tempi presto potrebbero essere maturi per tornare alla carica.
Nonostante non ci sia compagnia del Golfo che non operi a Malpensa (Emirates in particolare trasporta dal T1 oltre 800mila passeggeri all’anno, ma ci sono anche Etihad, Qatar, Oman air e ben due livree iraniane), De Metrio sostiene che l’ondata di opportunità dal Medio Oriente non è ancora finita. Stesso discorso per l’India ma anche per la Russia, e lo dimostra il nuovo volo di Meridiana su Mosca inaugurato ieri. «La capitale russa – sottolinea – si rivela una meta sempre più attrattiva, sia per il leisure sia per il business. I turisti russi sono sempre fra i principali fruitori dello shopping di lusso nelle vie milanesi, e si confermano tali anche in aeroporto».
Volgendo lo sguardo a ovest, si punta ovviamente a incrementare le destinazioni verso gli Stati Uniti, dove a oggi Miami e New York rimangono le uniche due città servite tutto l’anno. Ma De Metrio non ha timore a pronunciare anche la parola “Sudamerica”, una terra ancora tutta da conquistare.
Tralasciando il settore charter, infatti, Latam (compagnia cilena presente in brughiera dal 2007 con una base formata da 52 dipendenti) è oggi l’unica rimasta a collegare l’aeroporto intercontinentale di Milano con il Sudamerica attraverso voli di linea, grazie alla rotta su San Paolo.
La crescita complessiva prevista nel settore degli intercontinentali del 3 per cento all’anno (fino a raggiungere i 6,4 milioni nel 2020 e i 6,6 appunto nel 2021) viene definita «prudente» dagli stessi vertici Sea. Tiene però conto dei vincoli esistenti e di quelli prospettici, legati sia alla disponibilità effettiva di aeromobili a lungo raggio per i vettori (italiani in primis) potenzialmente interessati a volare su Malpensa, sia alla necessità – propria di un aeroporto intercontinentale ma senza hub carrier – di rivolgersi essenzialmente a compagnie di altri continenti, nel quadro di accordi bilaterali non sempre di esito certo fra i governi nazionali. Il caso Emirates per il Milano-New York, infatti, resta più un’eccezione che una regola nel trasporto aereo internazionale.