Sono ancora poche le donne che in provincia di Varese scelgono di intraprendere la carriera di imprenditrici. Di contro, nell’ultimo anno, è in aumento il numero di aziende che punta ad ottenere la certificazione di parità di genere. Sono i due volti dell’economia varesina in rosa. Emergono dalle elaborazioni dell’ufficio studi della Camera di Commercio di Varese e dalle analisi portate avanti dal Comitato imprenditoria femminile dell’ente di piazza Monte Grappa. «È vero che c’è ancora molta strada da percorrere – commenta Ilaria Broggian, presidente del comitato – ma quello che finalmente stiamo osservando è una cresciuta sensibilità sul tema da parte del mondo economico varesino. Probabilmente è il primo frutto dell’attenzione che la Camera, la Provincia e le associazioni di categoria del territorio hanno posto sul tema. E non si tratta di una attenzione legata esclusivamente ai contributi che si possono ottenere in tema di parità di genere, ma anche della presa di coscienza dei vantaggi oggettivi che se ne possono ricavare».
I numeri
A fine 2021 le imprese femminili in provincia di Varese erano poco più di 12mila, pari al 20,9% sul totale delle imprese attive sul territorio, superando la media lombarda ma restando al di sotto di quella nazionale. Dopo le difficoltà legate alla pandemia, ora si è tornati ai livelli pre Covid. Nelle imprese in rosa lavorano 36.755 dipendenti, vale a dire il 14,9% del totale degli addetti provinciale. Quasi una impresa femminile su quattro opera nel commercio , seguito da attività di servizi per la persona e le attività immobiliari. Una su dieci, invece, è presente nel settore manifatturiero. Nei servizi turistici, le realtà femminili sono operative soprattutto nelle agenzie di viaggio e negli alloggi, che sono cresciuti del 32,1%. Interessante anche la crescita in comparti non considerati prettamente femminili, come la produzione di software e le attività di consulenza informatica (+14,35).
Creatività vincente
«Le imprese avviate da donne fanno ancora fatica ad emergere – spiega la presidente Ilaria Broggian – e spesso, nella fase di avvio, riscontrano qualche difficoltà in più nell’accesso al credito. D’altro canto è necessario presentare un progetto strutturato a articolato, non ci si può improvvisare». Certo è, però, che con il Covid qualcosa è cambiato. «La pandemia, se da un lato ha costretto molte donne a rinunciare al lavoro, dall’altro le ha spinte a mettersi in gioco. Sono numerose quelle che si sono presentate al nostro punto nuova impresa per chiedere informazioni e supporto per trasformare magari un loro talento creativo in opportunità imprenditoriale. È sicuramente un buon segnale», conclude Broggian.
Certificazione di genere
Se dunque le donne sono pronte a mettersi in gioco, pare che anche i titolari di aziende si stiano muovendo per portare la parità di genere dentro i loro uffici e capannoni. «Quello della certificazione di genere non è un percorso semplice – sottolinea ancora Broggian – ma abbiamo voluto illustrarlo qualche settimana fa insieme ai referenti regionali. Devo dire che da lì si è mosso qualcosa. Sono già 15 le aziende che hanno fatto domanda per ottenere questa sorta di “patente”. Anche questo è un bel segnale, perchè significa che c’è attenzione al tema».
Risorse Ue
Il prossimo obiettivo è riuscire a far fruttare le risorse messe a disposizione dal Pnrr proprio per colmare il gender gap. E le Camere di commercio avranno un ruolo centrale. Unioncamere, infatti, ha siglato un accordo con il Dipartimento per le pari opportunità affinché si mettano in atto iniziative per far conoscere le opportunità offerte dal piano. Sarà stilato un elenco degli enti certificatori per la parità di genere ed è probabile che le Camere di commercio attivino sportelli informativi sulle modalità per ottenere i finanziamenti.
Quattro incontri formativi
la formazione è essenziale per intraprendere un percorso di imprenditorialità. II Comitato imprenditoria femminile di Varese, in collaborazione con Rete al femminile Varese, ha messo a punto un percorso di confronto dedicato alle donne.
Il primo appuntamento è fissato per lunedì 5 giugno . Il tema sarà quello del welfare aziendale. sarà Ilaria Broggian ad introdurre i lavori. II secondo step è in calendario a settembre e al centro ci sarà il “Work life balance’ . In ottobre, invece, ci si concentrerà sull’educazione finanziaria e a novembre su quella digitale. Al termine degli incontri ci saranno anche delle pillole informative proprio sulla certificazione della parità di genere, i fondi previsti e il percorso previsto per le aziende che vogliono ottenere la patente.
Anche il Pnrr ha le quote rosa
La strategia per la parità di genere ha ispirato anche in Italia, l’elaborazione della Strategia Nazionale sulla parità di genere 2021-2026. II documento, che traccia le azioni chiave volte a garantire pari partecipazione e opportunità nel mercato lavorativo, e l’acquisizione di un equilibrio di genere nel processo decisionale e politico, è stato redatto come un punto di riferimento per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza . In Italia, i problemi legati al lavoro femminile sono noti: al basso tasso di occupazione e all’elevata disparità salariale, si accompagnano una maggior difficoltà nelle possibilità di far carriera e nell’accesso alla formazione Stem. Un dato preoccupante è inoltre rappresentato dalla percentuale di donne costrette al part-time involontario, che, secondo La Relazione del Bilancio di genere, raggiungono una quota di circa il 60% contro una media Ue del 21,6%. I dati i testimoniano come ci sia ancora molto lavoro da fare. II Next Generation Eu e il Pnrr possono rappresentare in tal senso un’occasione senza precedenti per recuperare i ritardi del nostro Paese. II Pnrr, che si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale) e lungo sei missioni, inserisce la promozione della parità di genere tra le priorità trasversali. Ciò significa che il superamento del gender gap non va a rientrare in singoli interventi circoscritti, ma che lo stesso verrà perseguito direttamente o indirettamente in tutte e sei le missioni del Piano. Si prevede che grazie a quest’ultimo l’occupazione femminile crescerà di quattro punti percentuali tra il 2024 e il 2026. Gli interventi del Pnrr possono essere suddivisi a seconda che le misure siano “mirate alle donne”, pianificate cioè con l’obiettivo specifico di intervenire in favore delle stesse e che rappresentano circa 1’1,6% delle risorse, oppure “indirettamente riconducibili alla riduzione delle diseguaglianze” (ossia che potrebbero avere un impatto, anche indiretto, nella riduzione delle disuguaglianze a sfavore delle donne) o “non classificabili”.