Terminal 2, manca poco più di un quarto d’ora alla mezzanotte.
È la sera del 18 agosto e Liliana Martino atterra a Malpensa con il volo EasyJet proveniente da Bari dopo qualche giorno di vacanza insieme ai suoi genitori. La mamma è in sedia a rotelle e anche il padre ha una percentuale di invalidità considerevole. Ma ciò non l’ha fermata, voleva accompagnarli nella loro terra di origine, la Lucania, e c’è riuscita. Sono stati giorni fantastici e anche il viaggio in aereo è andato meglio del previsto, grazie all’assistenza a terra che li ha scortati in ogni angolo dell’aeroporto fino a bordo del volo. Insomma, atterrati a Malpensa, manca soltanto l’ultima manciata di chilometri per arrivare a casa.
«Buonasera , dovrei andare a Cardano al Campo», chiede gentilmente al primo taxi in fila davanti al T2. «Mi spiace ma io non la porto, vada davanti alla farmacia, lì ci sono i miei colleghi che fanno le corse brevi», risponde bruscamente l’autista.
Martino non sa – glielo spiegheranno più tardi – che il taxista non può rifiutare la corsa. Lascia dunque i genitori da soli, cammina spedita verso la zona delle Partenze, ma non trova nessuno. Torna indietro, la madre nel frattempo si è addormentata sulla carrozzina (aveva preso dei tranquillanti per affrontare il viaggio in quota), e si guarda attorno spaesata. «E ora come facciamo a tornare a casa?». Il primo taxista nel frattempo se n’è andato. Ma per fortuna il secondo ha capito subito la gravità della situazione.
«È stato un angelo», racconta ora la cardanese. «Ci ha portato a casa per 15 euro e mi ha persino aiutato ad accompagnare la mamma a letto. Si chiama Alessandro Praticò e lo voglio ringraziare pubblicamente. Non come quell’altro, di cui ho preso la targa, che ha lasciato a piedi due invalidi e per giunta ha fatto uno sgarro al suo collega».
Fa parte purtroppo della categoria «O Milano o niente».
È una frase ricorrente che da sempre ci si sente ripetere di fronte all’aeroporto, una cattiva abitudine – peraltro è un illecito di legge – che decine di denunce di clienti, interventi della Regione, sollecitazioni dei sindaci del territorio e nette prese di posizione delle associazioni di categoria ancora non sono riuscite a debellare.
I taxisti, dopo ore di attesa, non vogliono sentire ragioni di perdere per una manciata di chilometri la redditizia corsa su Milano che vale 95 euro come tariffa fissa. Eppure non possono rifiutarsi: chi non carica il cliente può rischiare grosso, finanche essere accusato di interruzione di pubblico servizio.
E oltre a un’ammenda salata, la commissione disciplinare istituita dalla Regione può arrivare a sospendere la licenza. «Non so cosa gli accadrà, ma io ora pretendo che venga fatta giustizia», dice Martino. «Queste cose non devono più succedere. Ho il suo numero di targa e anche i testimoni, ho mandato una mail al Comune di Milano, mi hanno risposto dandomi un altro indirizzo da contattare e da ormai dieci giorni sono in attesa di una risposta. Non mi arrendo».
Le associazioni di categoria da anni combattono contro questo fenomeno di malcostume e chiedono di segnalare immediatamente il disservizio per individuare i responsabili. E ciò che la cardanese ha fatto. Ora vuole sapere se le regole, oltre a esserci, vengano fatte rispettare.