Vale la pena di investire nelle piccole imprese della provincia, anche se le forme di finanziamento più innovative sono ancora agli albori. La Fonderia Casati di Varese e Malnate è la seconda azienda del territorio (dopo la Mpg di Gallarate nel 2014) a lanciare un minibond per finanziare il proprio progetto di crescita basato su tecnologia e ottimizzazione dei costi. Un percorso presentato ieri in grande stile nella sede dell’Unione industriali che ha tenuto a battesimo l’operazione come sfida per il futuro: dal 31 gennaio è in quotazione all’ExtraMot Pro un minibond emesso dall’impresa per un valore di 4,2 milioni di euro. Soldi che serviranno per aumentare la capacità produttiva, ridurre i costi energetici e contenere i resi di scarto.
Si tratta di un prestito obbligazionario sottoscritto da tre investitori: Finlombarda per un valore di 1.680.000 euro, Confidi Systema! (per la prima volta in qualità di investitore e non di garante) per 2.020.000 euro e Banca Sella per 500.000 euro. Il titolo pagherà una cedola fissa del 5,15%, avrà scadenza nel 2023 e inizio di rimborso del capitale previsto a partire da giugno 2019.
I partner aprono dunque i cordoni della borsa verso una piccola-media realtà da 50 dipendenti, ricavi per 15 milioni di euro e un mercato forte nel settore automobilistico. Ma tutti gli attori coinvolti hanno la certezza di essere in qualche modo pionieri, pensando alle sole due esperienze simili maturate nella terra delle 62mila imprese sulla base dello strumento concesso dal Governo nel 2012. Facile dunque comprendere l’emozione del patron Gianluigi Casati e dei due figli Giacomo e Chiara durante la conferenza stampa di presentazione nella sede Univa di piazza Monte Grappa: «Nel 2016 abbiamo avuto un ordine importante da Fca-Fiat Chrysler Automobiles che si è unito ad altri in portafoglio – ha svelato l’amministratore delegato, che è anche presidente del Comitato della Piccola Industria di Univa -. Questa è stata la molla per completare un’ipotesi di rinnovamento degli impianti in un momento difficile. Ora concretizziamo il sogno trasformando la nostra azienda in una Fonderia digitale o 4.0. Installeremo impianti in grado di dialogare con tutti i magazzini e la gestione senza presenza umana. Il cantiere è aperto, entro due settimane brinderemo alla nuova produzione. Non smetteremo di investire».
Ci crede tantissimo anche Univa, che solo lunedì scorso aveva sottolineato l’esigenza di reperire 330 milioni di euro per la digitalizzazione dell’industria: «Ci sono possibilità di investire in modo contemporaneo, ricorrendo al capitale e non al credito normale – sottolinea il direttore Vittorio Gandini -. Se ben gestito, l’accesso è possibile per tutti, anche per piccole realtà. Gli imprenditori che ancora credono nel futuro sono la risposta più convincente alle difficoltà».
Si è solo all’inizio, aggiunge Ignazio Parrinello (intervenuto con il dg Francesco Acerbi), presidente di Finlombarda, la società della Regione che sostiene i progetti più innovativi: «Il sistema industriale è sotto capitalizzato e la finanza straordinaria è una risposta. Rispetto ai primi minibond, i più recenti sono di importo giustamente ridotto, con un taglio medio da 9 milioni». Nuovo è anche l’approccio di Confidi Systema! che riunisce i settori industriale, artigiano e agricolo dopo un passato di separazione: «È il nostro primo minibond – svela il direttore generale Andrea Bianchi -. Sosteniamo un’impresa storica del territorio che rappresenta l’economia reale, con l’auspicio che questa occasione stimoli altre Pmi».
Spera nell’effetto domino anche Banca Sella: il condirettore Giorgio De Donno conta «che attraverso l’emissione di minibond anche altre realtà imprenditoriali possano raccogliere sul mercato risorse per i loro piani di investimento».
Galeotto fu il ritorno di Fiat-Chrysler
Un grande cliente perso per strada e poi ritrovato: alla base del minibond lanciato dalla Fonderia Casati c’è anche il ritorno in portafoglio di Fca-Fiat Chrysler Automobiles, dopo 17 anni di assenza. Nella fabbrica varesina, vicino all’ex Calzaturificio, si realizza in particolare componentistica per automobili: corpi di turbine, collettori di scarico, tutto ciò che deve resistere al calore. A Malnate avviene la rifinitura. Facile immagine come il maggior cliente dell’azienda siano le grandi case su quattro ruote (l’industria automobilistica rappresenta l’85% del mercato): Volkswagen, Audi, Bmw, Fiat Auto, Iveco, da poco anche Renault. Non c’è marchio in Europa che non monti sui propri motori un pezzo che esce dalla fonderia di viale Belforte. Recente il ritorno di Fca, lasciata nel 2000 quando era “solo” Fiat. Il “pesce grosso”, verrebbe da dire, a sentire il racconto del figlio dell’ad, Giacomo Casati, intervenuto alla presentazione con la sorella Chiara, anch’essa in forza alla società fondata dal nonno nel 1971 (tre generazioni si sono date il cambio). «La nuova gestione ha coinciso con il ritorno di belle macchine e di materiali di alto livello. Non si gioca certo al massimo ribasso, ma si punta alla qualità e per questo siamo contenti di aver avuto degli ordini importanti da Fca. L’impianto nuovo sarà dedicato proprio alla nuova commessa».
La società occupa una cinquantina di dipendenti nei due stabilimenti, è interamente controllata dalla famiglia Casati e ha chiuso il bilancio 2015 con ricavi pari a 15,3 milioni di euro, in salita rispetto ai 13,2 milioni del 2014. L’Ebitda è di 0,92 milioni di euro. E nessuno vuole smettere di crescere.