Novecento esuberi? TroppiÈ una corsa contro il tempo

La Prealpina - 10/03/2016

Tredici giorni per ridurre gli esuberi. Ancora troppi, secondo i sindacati, i 901 lavoratori (144 piloti, 591 assistenti di volo, 166 personale di terra) da licenziare, condizione imprescindibile posta da Qatar Airways per acquisire il 49 per cento di Meridiana, risollevando così le sorti di una compagnia (la seconda in Italia) in crisi perenne da cinque anni. Il 23 marzo è l’ultimo giorno utile per celebrare il matrimonio tra i cieli sull’asse Roma-Doha, ma sebbene per il ministro Federica Guidi (Sviluppo economico) l’opzione Qatar sia ormai «l’unica in grado di assicurare il rilancio e il consolidamento di Meridiana», secondo le parti sociali a oggi non ci sono ancora le condizioni per arrivare a siglare l’intesa.

«La trattativa deve proseguire con tutti gli elementi del possibile piano industriale di Qatar Airways utili a ridurre drasticamente l’attuale livello degli esuberi», ha dichiarato nei giorni scorsi il segretario nazionale della Filt Cgil, Nino Cortorillo.

«L’obiettivo della trattativa è che nessuno sia lasciato senza prospettiva e ridurre a zero gli esuberi utilizzando strumenti solidaristici, ammortizzatori sociali, la ricollocazione di 130 persone in Air Italy (la seconda compagnia del Gruppo Meridiana, ndr) o ricollocando alcuni in Qatar. Inoltre ci sono possibilità dal piano industriale di sviluppo», ha aggiunto Ivan Viglietti del dipartimento piloti della Uil Trasporti. La più agguerrita è come sempre l’Usb che ha già posto al tavolo una serie di condizioni, a partire dalla unificazione di fatto tra Meridiana fly e Air Italy: «Non si va da nessuna parte se non si discute dell’unificazione aziendale e della lista unica». Così come ha già detto in una nota stampa diffusa domenica prima dell’incontro al Mise, l’azienda sostiene che non sia possibile inserire nelle liste degli esuberi anche i dipendenti della giovane compagnia charter di Gallarate. Di conseguenza la trattativa è ancora una volta in una fase di stallo che «deve diventare un campanello di allarme per tutti i lavoratori, nessuno escluso». Spiegano i sindacati di base: «L’incapacità di superare i propri dogmi da parte dell’azienda, che chiede oggi di rinnegare anni di lotte e di sanificare anni di soprusi, è un pericolo che rischia di far saltare il banco. Una precisa volontà che qualcuno vorrebbe scaricare sul sindacato e sui lavoratori ma che deve restare nelle mani di questa dirigenza imbelle».

È evidente, dunque, che le parti siano ancora lontanissime. E intanto l’orologio scorre inesorabilmente. Ma se i qatarioti cambiano idea è la fine, perché gli esuberi non saranno più i 901 prospettati nel Memorandum of Understanding, ma i 1.365 con il quinto e ultimo anno di cassa integrazione in scadenza il prossimo giugno.